Trote morte nel Rosandra e cinghiali assetati in giro negli orti

Aumentati in modo  esponenziale anche  i caprioli sorpresi all’interno dei giardini delle case  in cerca di qualcosa da bere



Le trote, rimaste senza un rivolo d’acqua, muoiono nel torrente Rosandra. I cinghiali e i caprioli invadono i giardini, gli orti, le vigne alla ricerca di verdura o frutta per dissertarsi. E anche i volatili si spostano in zone più impervie alla disperata ricerca di qualcosa da bere.

In questi giorni di afa e caldo torrido a soffrire sono anche gli animali. Quelli selvatici, in particolar modo. Capita così, in genere all’ora del tramonto, di avvistare con maggiore frequenza rispetto al solito ungulati in prossimità delle zone residenziali, nei giardini annaffiati ma soprattutto negli orti: zucchine, cetrioli o pomodori diventano per loro, come per gli uccelli, un ricco banchetto rinfrescante. Le seppur abbondanti piogge di questa estate, si stanno rivelando insufficienti a garantire a questi animali le necessarie quantità d'acqua generalmente disponibili in Carso e nei boschi. Perché di pioggia ne è caduta tanta sì, ma concentrata in poche giornata. E questo non ha consentito al terreno di assorbire l’acqua e creare pozze utili anche agli animali per dissetarsi.

C’è poi un altro triste fenomeno in questi giorni. Passeggiando in Val Rosandra, alcuni triestini hanno notato diverse trote morte. A decimarle, così come avvenne nella caldissima esatte del 2003 ma anche quella del 2012, e il prosciugamento, in certi punti, del torrente stesso.

L’Enpa invita ad aiutare gli animali in sofferenza mettendo sui balconi o sui terrazzi vasi o semplici sottovasi, meglio se in terracotta, con acqua fresca per far dissetare gli uccelli e, in giardino, contenitori d’acqua più grandi per permettere anche ai piccoli mammiferi, come i ricci, di rinfrescarsi. L’acqua, per evitare il proliferare di zanzare, va cambiata con una certa frequenza.

«Nella nostra oasi del Farneto abbiamo uno stagno e delle pozze d'acqua dove, soprattutto in queste giornate afose, all’imbrunire, ungulati e rapaci arrivano ad abbeverarsi e rinfrescarsi», racconta Patrizia Bufo, presidente Enpa. «Anche agli animali ricoverati cambiamo l’acqua ogni due ore - assicura -. Bevono molto e risentono quanto noi di queste temperature torride».

Che si tratti di un momento critico lo confermano anche le tante segnalazioni di cornacchie, corvi e gabbiani pizzicati a beccare frutta e verdura per dissetarsi. Gli animali traggono gran parte dei liquidi dalla loro alimentazione. E con il caldo anche i carnivori, come le volpi, non disdegnano la frutta. —



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