Trovato tra i rovi all’ex Opp il corpo del 24enne sparito

Le speranze di trovare ancora vivo il ventiquattrenne triestino Daniele De Filippi, scomparso da lunedì pomeriggio dopo aver minacciato il suicidio, erano ormai appese a un filo. Quelle speranze si sono infrante ieri mattina alle 10.30 con una telefonata: «Qui c’è un corpo...».
È stata una squadra dei Vigili del fuoco impegnata in questi giorni nelle ricerche del giovane a scoprire il cadavere e a dare l’allarme alle forze dell’ordine. Il ventiquattrenne era riverso a testa in giù, tra i rovi e la fitta vegetazione di una piccola scarpata della zona boschiva del parco dell’ex Opp di San Giovanni, a pochi metri dall’ex Gregoretti.
Un pompiere ha notato una mano. Poi ha visto i pantaloncini corti mimetici: corrispondevano alla descrizione fornita dai parenti il giorno della scomparsa. Era lui, Daniele.
I Vigili del fuoco stavano battendo l’area con il Gps, il sistema di geolocalizzazione: non erano a caso là, perché è da quelle parti che proveniva il segnale dello smartphone del ragazzo intercettato dalle celle telefoniche. Sotto alla scarpata c’è proprio via Verga, una delle strade in cui si sono maggiormente concentrate le operazioni di ricerca. I soccorritori avevano già controllato il versante boschivo che sovrasta la via. Ieri mattina i Vigili del fuoco sono ritornati, passando al setaccio quel punto, prendendolo dall’ex Opp.
Poco dopo la tragica scoperta, sul posto è piombata una pattuglia della Polizia. Quindi la Squadra mobile e la Scientifica. Il corpo del giovane è stato riportato in superficie due ore dopo. È stato il medico legale Fulvio Costantinides a occuparsi dei rilievi sul cadavere, già in avanzato stato di decomposizione. Il che fa pensare che il ventiquattrenne fosse morto ormai da giorni.
Al momento del ritrovamento il ragazzo era a testa in giù, nella vegetazione, sul fondo del dirupo, dunque oltre alla recinzione che delimita l’ex Opp dall’area boschiva di via Verga. Non è un luogo che si raggiunge a caso: in cima alla scarpata, dietro alla rete, c’è una sorta di sentierino “naturale” creato dal passaggio di chi, tra quei rovi, ci va appositamente per appartarsi. È una zona usata dai tossicodipendenti, dicono i bene informati.
Il pendio è di tre o quattro metri, non di più: difficile, quindi che possa essere stata una caduta a provocare il decesso. Più probabile che il ventiquattrenne possa essersi sentito male (per un motivo al momento ignoto), che abbia perso i sensi e che sia ruzzolato giù dal quel piccolo pendio. Ma non si esclude che possa essersi lasciato andare appositamente, forse privo di forze e in stato confusionale. Non sapremo mai se il suo è stato un gesto volontario. I soccorritori, comunque, hanno trovato il ventiquattrenne ancora con il cellulare in mano.
Resta ora da stabilire la causa della morte. Serviranno un’autopsia e i test tossicologici: Daniele ha assunto farmaci o altre sostanze prima di allontanarsi o quando si è nascosto dietro a quella rete dell’ex Opp?
Lunedì, il giorno della scomparsa, Daniele aveva inviato alcuni messaggi a parenti e amici dicendo di voler farla finita. Ed è stato confermato da più parti che il ventiquattrenne aveva problemi di dipendenza, che viveva in una condizione di sofferenza psichica e di depressione, sembra aggravata in questo periodo dopo la fine della relazione con la fidanzata. —
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