Ultimo atto al “vecchio” Csim Lorenzon-Cisint a muso duro

Non è stata una semplice riunione tecnica quella di ieri dell’assemblea dei soci del Consorzio di sviluppo economico del Monfalconese, chiamata, sulla carta, solo a ratificare la nomina dei nuovi vertici. Prima il presidente uscente Enzo Lorenzon e poi gli amministratori di San Canzian d’Isonzo e Staranzano, soci di minoranza ancora espressione di un centrosinistra non più sovrano nel Basso Isontino, hanno colto l’occasione per togliersi qualche sassolino. Alle spalle lo scontro a distanza dopo l’assemblea in cui Monfalcone ha fatto pesare il suo ruolo di socio di maggioranza, spalleggiata dalla Camera di commercio, indicando tutti i 3 componenti del Consiglio di amministrazione, Lorenzon, definendosi «infastidito», è tornato sulla disponibilità o meno del “tesoretto” di 20 milioni di euro da parte del Csem, chiamando in causa il nuovo revisore dei conti Raffaele Valente. Che ha dovuto ammettere che la disponibilità liquida ammonta a 2 milioni di euro e rotti, mentre le riserve disponibili sono alimentate da «immobilizzazioni e rimanenze». Se Lorenzon ha confermato di essersi sentito toccato nel vivo di una gestione durata 12 anni, l’assessore alle Finanze di San Canzian, Silvia Caruso, e il sindaco di Staranzano, Riccardo Marchesan, hanno dimostrato di non aver per nulla digerito l’esclusione dal Cda del loro candidato, l’imprenditore Roberto Grassetti (amministratore unico della sua Gma e dal 2001 nel consiglio di amministrazione della Bcc di Staranzano e Villesse). Per Caruso, le scelte operate dai soci di maggioranza, sostenuti comunque dai Comuni di Ronchi dei Legionari, Fogliano Redipuglia e San Pier d’Isonzo, «hanno portato per la prima volta nel Consorzio discorsi partitici e non politici in un momento in cui l’ente ha assunto competenze più rilevanti, che richiedevano un percorso condiviso».
Il sindaco di Staranzano, che detiene poco più del 10% delle quote, ma il 30% delle aree di competenza del Csem, ha pure criticato «il metodo» preannunciando un voto di astensione sulla conferma dei nominati. Cioè Fabrizio Russo, commercialista goriziano, indicato per la presidenza, l’imprenditrice gradiscana Michela Cecotti, il triestino Marco Donda, amministratore delegato di Sport Alliance internatonal (Sportler) di cui è anche capo area in Friuli Venezia Giulia e Veneto. Tutti esterni al territorio. Proprio il nuovo ruolo del Consorzio, hanno replicato il sindaco di Monfalcone Anna Cisint e il vicepresidente della Cciaa della Venezia Giulia Gianluca Madriz, ha posto come criteri della scelta «le competenze e la professionalità». Cisint ha poi spiegato i suoi motivi di “fastidio”. Nati, ha detto, da un incontro con altri sindaci dell’Isontino, rimasti senza nome, che le avrebbero proposto un accordo sulla nomina dell’amministratore unico di Irisacqua (ossia la conferma dell’uscente Gianbattista Graziani, indicato da Monfalcone e Gorizia) in cambio del via libera alla costituzione di una holding per la gestione di servizi.
«Senza che mi sia stata dimostrata l’utilità del progetto – ha aggiunto Cisint –. Ma non sono ricattabile e le nomine sono funzionali solo allo sviluppo di percorsi per la crescita, innanzitutto occupazionale, del territorio». Al suo fianco ieri Monfalcone ha trovato la Cciaa, i Comuni di Ronchi e San Pier, ed il Consorzio di bonifica, di cui resta presidente Lorenzon. Il neopresidente Russo ha cercato di stemperare i contrasti: «Il Cda risponde, sempre, all’assemblea dei soci», sottolineando il peso industriale di Staranzano.
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