Gavettoni, t-shirt e balle di fieno nell’atrio: l’ultimo giorno di scuola a Gorizia
Tra venerdì e sabato per gli studenti delle scuole secondarie di Gorizia suona l’ultima campanella dell’anno: il racconto e le voci dei giovani

Fontanelle pubbliche prese d’assalto per riempire le pistole ad acqua. Motorini che impennano e quad che sgommano, facendo storcere il naso alle signore in bicicletta o sul marciapiedi, infastidite dall’odore. Gavettoni nei cortili scolastici e maglie che sfidano con ironia gli esami di stato.
Tra venerdì e sabato, per gli studenti delle scuole secondarie di Gorizia, suona l’ultima campanella dell’anno. Un momento simbolico che porta con sé il ricordo nostalgico di nove mesi passati tra i banchi di scuola, ma segna anche l’inizio di un nuovo percorso. Alcuni avanzeranno di classe, altri affronteranno la maturità e, dopo, sceglieranno magari di cambiare città, regione o addirittura stato per continuare gli studi o entrare nel mondo del lavoro.
I festeggiamenti variano a seconda dell’età ma il filo rosso restano i gavettoni. «All’uscita di scuola – raccontano Daniele, Gioele ed Ettore, all’ultimo giorno di medie – abbiamo lanciato petardi, ci siamo firmati le maglie e ci siamo bagnati con pistole e fucili ad acqua».

Ben diversa la mattinata dei ragazzi al quinto anno del polo liceale sloveno IIS Gregorčič Primož Trubar: «Dopo avere addobbato la scuola, stamattina ci siamo ritrovati alle sette e mezza per preparare secchi e palloncini – racconta Giada Grillo – con cui abbiamo bagnato i ragazzi delle altre classi all’ingresso. Abbiamo appeso anche striscioni con scritte come “5 anni di missione, un giorno in cui ci vendichiamo” o meme sui professori, ma nulla di offensivo».
Insomma, un sistema di scherzi e bravate innocue organizzato a regola d’arte. Non mancano neanche gli sfottò tra licei. «Su uno striscione – racconta Vittorio, al quinto anno dello scientifico Duca degli Abruzzi – abbiamo scritto “Se lo sapevo andavo allo Slataper”. Ma su un altro, riferiro al nostro istituto, lo slogan era “Questa scuola è una stalla”». La stessa classe ha addobbato i corridoi con palloncini e nastri, e addirittura trasportato una balla di fieno all’interno dell’edificio scolastico, tra lo stupore di preside e docenti.

Una tradizione che accomuna tutte le quinte è poi quella delle maglie: ogni classe crea la sua, con la stampa di scritte ironiche per esorcizzare la paura degli esami finali. Particolarmente serene le ragazze di una quinta del professionale Cossar Da Vinci, la cui maglia recita “Agonia pura, la matura non ci fa paura”. “Alla cena open bar, alla matura Il Fu Mattia Pascal” è lo slogan di una quinta dell'indirizzo Economico Sociale dello Slataper. Qui regnano emozione ed euforia tra lacrime trattenute e ironici “Prof ci dica la traccia” al passaggio della docente di diritto. « Per combattere la malinconia – spiega Giada – cantiamo “Notte prima degli esami” o facciamo balli di gruppo».
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