«Un bravissimo papà e un gran lavoratore»

Il ricordo dei parenti e dei colleghi sconvolti dall’accaduto «L’avevo visto mercoledì in sede: era felice e sorridente»
Aveva la simpatia romana, quella contagiosa, che mette allegria anche nelle situazioni più tristi. Così i colleghi ricordano Massimo Ugolini, originario della capitale, 54 anni, morto ieri mattina nell’incidente stradale di fronte a Borgo San Mauro a Sistiana. Lascia la moglie e due figlie minorenni, nate da due matrimoni diversi. Stava andando a lavorare quando la sua moto, all’improvviso, si è scontrata contro un’auto a un incrocio.


Da un anno, attraverso diversi contratti che si sono susseguiti uno dietro l’altro avviati con un’agenzia interinale, faceva l’elettricista, la sua professione da sempre, per il consorzio Elettrica, in provincia di Gorizia, specializzato in impianti elettrici nell’industriale e nel navale. Avendo l’impresa un appalto anche con la Fincantieri, Ugolini si spostava pure a Monfalcone. Ma solo nell’ultimo periodo, perché in precedenza principalmente aveva operato a Trieste. «Il suo scooter, un 250 - racconta il titolare del consorzio Giuseppe Di Lauro -, gli serviva per andare a lavorare e per trovare poi un parcheggio velocemente vicino alla Fincantieri, ma non era una persona che correva con la moto, anzi, al massimo sarà andato a 80 all’ora».


Nel capoluogo giuliano Ugolini era arrivato almeno una quindicina d’anni fa, probabilmente per cercare lavoro. Come elettricista era stato dipendente per circa sette anni per una ditta triestina che si occupa di impianti industriali navali, in particolare per conto di Wärtsilä. Alcuni problemi famigliari lo avevano poi obbligato a ritornare a Roma, che aveva nuovamente lasciato per rientrare poi a Trieste.


Una delle sue passioni era l’apnea, aveva fatto dei corsi di pesca subacquea, racconta qualche collega. Ma il suo tempo libero lo trascorreva soprattutto con le figlie. La più grande, che ha circa 14 anni, è nata da un matrimonio con una donna originaria della Slovenia, dove vive. L’altra figlia, più piccola, è il frutto del secondo matrimonio. La sua seconda moglie è una donna di Napoli che a Trieste risiede da vent’anni.


«Era una persona molto aperta, senza pretese, sempre in movimento», racconta un ex collega, con cui Ugolini aveva lavorato precedentemente fianco a fianco per circa sette anni. «Era molto solare, tranquillo, parlava tanto - ricorda ancora Di Lauro -, alla mano, sempre sorridente, un gran lavoratore». Stesse parole che usa la sorella della moglie, Maria Pinto, anche lei con i genitori residente a Trieste da anni. Ieri si è precipitata a soccorrere la parente, sconvolta dall’accaduto, con cui è rimasta anche per accudire la figlioletta nella casa in zona Servola. «Massimo era una persona bravissima, un papà eccelso - dice la cognata del cinquantaquattrenne -, una figura importantissima per la sua famiglia, ora siamo tutti stretti intorno alla piccola e alla mamma, che speriamo lui dall’alto protegga sempre».


Sono stati avvisati dell’accaduto anche i parenti romani che già questa mattina sono partiti per raggiungere il capoluogo giuliano. In particolare la sorella e il fratello di Massimo, Stefania e Sandro, che hanno dovuto dare la triste notizia anche alla madre 87enne.


A vederlo per l’ultima volta, l’altro ieri, il collega Daniel Ursulescu, che fa il saldatore per lo stesso consorzio di Gorizia. «L’ho visto ieri (mercoledì,
ndr
) al lavoro, rideva e scherzava come sempre. Io non lo conoscevo molto - spiega -, dato che lui lavorava più a Trieste che a Monfalcone, ma lo rammento come una persona felice e tranquilla. E poi niente, all’improvviso stamattina (ieri,
ndr
) abbiamo scoperto quello che è successo e siamo rimasti sconvolti dall’accaduto, mi dispiace davvero tanto».


La maggior parte dei suoi amici era a Roma, non nella sua città adottiva. Ma anche qui ne aveva diversi, con i quali si incontrava dopo il lavoro. «Noi comunque non ci vedevamo spesso - aggiunge Ursulescu -: lui era elettricista e io saldatore, eravamo in posti diversi, ci si vedeva la mattina e poi in mensa. Ci incontravamo solo per pochi minuti, niente di che, l’unica cosa che ricordo è di averlo visto al lavoro ieri (mercoledì,
ndr
) felice, scherzava e adesso non c’è più...».


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