Un museo del vino e della pace nelle cannoniere di Cotici

SAVOGNA. Un museo del vino e della pace nel quale esporre le bottiglie prodotte in tutti i Paesi che hanno partecipato alla Prima guerra mondiale. L’idea è dell’Azienda agricola “Castello di Rubbia” e a renderla suggestiva è il luogo scelto per realizzarla: le cannoniere di Cotici. Oltre ad aver edificato la propria cantina alle spalle dell’ex sito militare, la famiglia Cernic, proprietaria dell’azienda di San Michele del Carso, è anche proprietaria dell’area nella quale le cannoniere sono state scavate. Il progetto non è a breve termine, ma il fascino rimane intatto anche perché, murata nella pietra, alle spalle della targa con scritto “Terza compagnia minatori”, ci sarebbe una bottiglia contenente un foglio con i nomi di tutti i soldati che tra l’ottobre 1916 e l’aprile 1917 parteciparono alla realizzazione delle gallerie. Per quanto leggendaria, la presenza è stata confermata nel dopoguerra dai reduci che via via visitarono il sito. «Sarà un museo dell’amicizia, non solo della memoria – sottolinea Natasa Cernic, ricordando lo spirito europeo che la sottende -. Tutti i Paesi producono vino e il vino è sinonimo di convivialità. Nella giusta quantità, toglie i freni, disinibisce, e, come la musica, non ha bisogno di parole per farsi capire». Un luogo che nelle premesse doveva essere sinonimo di morte e distruzione, acquisterà così una connotazione poetica. La struttura realizzata nelle vicinanze di quota 241 venne presumibilmente utilizzata per le operazioni belliche dall’artiglieria italiana durante la decima e l’undicesima Battaglia dell’Isonzo. Le cannoniere erano composte da un’unica galleria su cui si aprivano sei finestre divise in due segmenti da tre postazioni ciascuno. Due corridoi paralleli - oggi parzialmente crollati - collegavano la struttura agli ingressi retrostanti che si aprivano sulla strada San Michele-Peteano. Un terzo passaggio sotterraneo veniva utilizzato per raggiungere un posto di osservazione da cui si potevano controllare le traiettorie di artiglieria. Ogni singola cannoniera disponeva di una grande finestra architravata con putrelle in acciaio e contrafforti in cemento da cui le artiglierie, posizionate su apposite piazzole interne, sparavano con un arco d’azione compreso tra il Monte San Gabriele e la zona di Tarnova, Aidussina e Ossegliano. Dopo il giugno 1917, con il completamento delle cannoniere del San Michele, la Terza Armata poteva contare su una potenza di fuoco di 12 cannoniere. Come ricordato da Natasa Cernic durante l’escursione organizzata in occasione del festival musicale transfrontaliero “Echos 2014”, al di là della loro principale funzione offensiva, per quanto è stato possibile ricostruire, la cavità di Cotici venne utilizzata sostanzialmente come magazzino.
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