«Un parco inglese dall’andamento sinuoso»

«L’originaria impostazione del giardino della villa Sartorio era quella di un giardino all’inglese di piccole dimensioni, la cui caratteristica è l’andamento sinuoso di viali e vialetti che vanno a creare aiuole e spazi erbosi di forma irregolare. In un momento successivo il giardino fu ampliato andando ad includere vecchi alberi, tra i quali il Cedro del Libano, l’albero tra i più affascinanti, con la sua forma a ombrello, esistenti nell’attuale giardino». Vladimir Vremec, architetto paesaggista, formatosi alla scuola di Vienna, da anni impegnato a Trieste nella realizzazione dello straordinario roseto del Parco di San Giovanni, è convinto che il parco del Sartorio possa «ridiventare un fiore all’occhiello» dei giardini triestini. «La serra, o limonaia, assente nel piano del 1826 - spiega Vremec - fu ristrutturata nel 2000 e adibita a sala conferenze e ad ospitare eventi culturali. In quell’occasione sono stati rifatti e in parte modificati i vialetti e nella parte più alta è stata spostata in posizione panoramica la panchina in ferro con il tavolo in pietra». Ma non basta. «Lo strato arboreo che caratterizza il Museo Sartorio, seppur inserito in un relativamente piccolo giardino all’inglese - continua l’architetto paesaggista - rappresenta una grande ricchezza nell’attuale contesto urbano. In questa fase di rinascita si è dovuto arricchire il sito anche a livello vegetativo più basso, per ridare un aspetto il più possibile gradevole ed interessante all’insieme, e al contempo renderlo funzionale alle moderne esigenze. Prima di procedere con i nuovi impianti di cespugli, arbusti e erbacee perenni sono stati ripuliti i vecchi alberi, soprattutto l’imponente Leccio». Non mancano le novità. «Sono stati posti a dimora tre alberi già presenti qui nel passato: il Nespolo del Giappone, la Paulonia e l’Alloro e per dare maggiore risalto allo spettacolare Cedro sono stati asportati alcuni giovani alberi cresciuti spontanei. Sono state ricostituite tre aiuole circolari: due nelle immediate vicinanze dell’edificio e la terza nella parte alta, fondamentali per ricreare l’atmosfera che il giardino doveva avere dopo l’ampliamento della seconda metà dell’800. L’impostazione odierna esclude l’uso di piante ornamentali annuali, ricorrendo a erbacee perenni e a rose, scelte in prevalenza tra le rose della prima metà dell’800». Le rose saranno uno degli elementi caratterizzanti del parco del Sartorio. «Entro pochi anni - assicura l’architetto paesaggista - il giardino riavrà le caratteristiche di un salotto all’aperto e potrà in pieno assolvere il suo ruolo e rendere questo Museo ancora più attraente».
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