Un senatore leghista recita nel film foraggiato da Palazzo

Pittoni fa la comparsa nell’opera dedicata a Marco d’Aviano Ma il Carroccio si defila: «Tondo ha voluto i 150 mila euro»
Sen. Mario PITTONI
Sen. Mario PITTONI

TRIESTE. Il classico marziano che approda sul pianeta Terra si troverebbe nell’universo parallelo di piazza Oberdan, in un Palazzo capace di scucire 150 mila euro a un film, caro al Carroccio, in cui fa da comparsa un senatore leghista con tanto di abiti seicenteschi. Il quale, compunto, ora ammette che il suo zampino in quella somma c’è, eccome, per una vecchia storia di antenati, più che di allegre comparsate.

Antenati? Colto da un certo smarrimento il nostro, il marziano, non dovrebbe far altro che chiedere spiegazioni in giro. Per scoprire che una parte nella vicenda ce l’avrebbe – secondo le affermazioni del capogruppo della Lega Danilo Narduzzi, anche il presidente della Regione Renzo Tondo. Da lui sarebbe partita la richiesta dei 150 mila euro. Tutto ciò in barba alle polemiche di queste settimane sui sistemi di contribuzione alle opere cinematografiche. Le cose, sul pianeta Terra, sono andate così: nel bel mezzo della tempesta sul caso dei fondi al film di Bellocchio ispirato al caso Eluana, con il conseguente addio a Film Commission (l’associazione che da anni si occupa di gestire le produzioni in Fvg), la maggioranza di centrodestra propone un emendamento per sostenere “September Eleven 1683” che narra le gesta di Marco d’Aviano. Figura che, per i leghisti friulani e isontini, rappresenta un simbolo della difesa dei valori cristiani in chiave anti-Islam. L’autore Renzo Martinelli, già regista di “Barbarossa”, è peraltro ritenuto uno degli intellettuali di riferimento del partito. Nel film il senatore della Lega Pittoni ha fatto da comparsa e questo sarebbe abbastanza, si mormora negli ambienti del partito in cui evidentemente non scorre buon sangue, per spiegare il motivo dei “facili” contributi. «C’è costata eh, questa comparsata – ironizza il consigliere dei Cittadini Piero Colussi – ma questa è davvero una vergogna perché saltano tutti i meccanismi attraverso i quali si concedono i finanziamenti». L’emendamento viene presentato in piena notte, durante il voto sull’assestamento di bilancio. Passa, suscitando una bagarre in aula. Anche perché il gruppo consiliare della Lega dice di non c’entrare nulla con quella norma. I soldi, ribadisce Narduzzi, «li ha chiesti Tondo». Chi è il mandante? Il leghista Mario Pittoni, rivelano dal Carroccio. Il senatore chiarisce: «Premesso che il partito nulla c’entra perché il finanziamento arriva dalla giunta – osserva il senatore – ritengo che Padre d’Aviano abbia cambiato la storia d’Europa e che sia legittimo ricordarlo visto che in Italia nessuno lo conosce». Da fonti della giunta, inoltre, si racconta di un pranzo di un anno fa a Tolmezzo tra Tondo, Pittoni e il regista. Un incontro per concordare la parte del senatore friulano? «Macché – respinge il parlamentare – si tratta di un fotogramma. Il mio unico interesse personale per il finanziamento non riguarda me, bensì un mio antenato, Gianbattista Pittoni, che partecipò alla difesa di Vienna. Dunque, per una motivazione storico-culturale, me ne sono occupato dall’inizio, dato che tocca le radici della storia della nostra comunità, contrariamente alla vicenda di Eluana che è una questione ormai più politica che etica». Tutto torna e lascia immaginare qualche dissapore di troppo nei piani alti del partito. Federico Razzini, a cui si deve l’intervento in aula a difesa del film (e non di Pittoni), usa l’ironia per chiarire l’imbarazzo che ha colto il Palazzo: «Il senatore – scherza il consigliere – è stato un miracolato del cerchio magico nel 2008, forse ora spera di ripetersi nel cinema. Ma, al di là delle sue velleità artistiche, è giusto finanziare il film perché d’Aviano è stato un grande eroe». Mentre da Roma il deputato triestino del Caroccio Massimiliano Fedriga suggerisce «di occuparsi di cose serie», il capogruppo del Pdl Daniele Galasso smentisce gli intrighi di Palazzo: «Vediamo di non farci ridere, non c’è stata alcuna pressione di nessuno per i soldi. È un film su una figura importante per la nostra regione ed era giusto contribuire». Ma Colussi insiste: «Con quell’emendamento la maggioranza ha aggirato le norme, è offensivo nei confronti di Film Commission e delle altre pellicole. Però è inverosimile che Tondo si sia prestato a questa operazione».

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