Un “superlaboratorio” per studiare il Sars-Cov2 in arrivo all'ospedale Maggiore di Trieste
Nella struttura, classificata come livello di sicurezza tre su una scala di quattro, si procederà ad isolamenti virali, esperimenti e colture potenzialmente rischiosi

Personale sanitario del laboratorio di microbiologia dellÂ?ospedale di Cremona effettuano prelievi ematici per i test sierologici per verificare la presenza degli anticorpi per lÂ?emergenza epidemia coronavirus Covid-19. ANSA/MATTEO CORNER
TRIESTE Nascerà al Maggiore e sarà dedicato allo studio e all’analisi del Sars -Cov 2, il virus arrivato dalla Cina e in grado di mettere in ginocchio il mondo. È il nuovo “superlaboratorio” di classe tre, in una scala di quattro, che si prepara a sbarcare nell’ospedale triestino. L’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina sta studiando gli ultimi dettagli dell’operazione con l’obiettivo di poter analizzare il virus senza doversi appoggiare ad altre strutture.
Al momento in regione i laboratori con un livello di sicurezza così alto si contano sulle dita di una mano, il più importante è all’Area di ricerca all’interno dell’Icgeb ed è quello attualmente usato dai dipendenti di Asugi per effettuare ricerca. Ne esiste un altro situato all’ospedale di Cattinara, si tratta però di una struttura di piccole dimensione e al momento deputata solo all’analisi della Tbc.
Il livello di sicurezza viene stabilito sulla base della classificazione del rischio dei microorganismi che vengono trattati. Le linee guida sono divulgate dall’Organizzazione mondiale della sanità la quale ha fissato, come detto, quattro livelli che partono dal basso rischio individuale e per la comunità, all’alto rischio. In Italia esistono solamente due laboratori classificati al massimo livello: si tratta di quello realizzato all’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma e quello dell’ospedale Sacco di Milano. Nel mondo complessivamente sono meno di una trentina.
In queste sedi è possibile trattare e contenere agenti infettivi pericolosi con possibile trasmissione aerea, associati a malattie umane potenzialmente letali per le quali non sono disponibili vaccini e terapie. Un esempio è l’Ebola.
Il Sars Cov 2 è il virus da cui ha origine il Covid-19 - la polmonite che ha ucciso 345 persone in regione e oltre 14 milioni nel mondo - e secondo l’Organizzazione mondiale della sanità è un agente appartenente al gruppo di rischio tre. Nello specifico le indagini molecolari, immunologiche ed ematochimiche su campioni potenzialmente contagiose possono essere effettuati in laboratori di classe due. Invece l’isolamento virale, la neutralizzazione, la preparazione di reattivi ed esperimenti che comportino la crescite di colture su tessuto richiedono un laboratorio di classe tre.
A stabilire il livello di pericolosità dei virus sono i criteri legati all’infettività, ovvero la capacità di penetrare e moltiplicarsi nel portatore, la patogenicità, in sostanza la capacità di portare alla malattia, la trasmissibilità, in pratica il contagio, e la neutralizzabilità, ovvero l’esistenza di terapie per la cura. Nel laboratorio di classe tre la zona di lavoro dovrà essere separata da qualsiasi altra attività dell’edificio e dovrà essere chiusa a tenuta oltre ad essere a pressione negativa quindi con pressione inferiore rispetto all’esterno. Verrà creato un sistema di ventilazione controllato e dotato di un impianto di filtro. Gli accessi dove materialmente sarà presente il virus dovranno avvenire tramite stanze apposite, considerate “sporche”, dove gli operatori potranno cambiarsi indossando le tute ad alto contenimento, senza correre il rischio di portare all’esterno gli agenti patogeni.
A confermare la notizia della creazione del laboratorio è il direttore generale di Asugi Antonio Poggiana il quale parlarla di «una fase embrionale nel corso della quale stiamo valutando l’investimento da fare». —
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