Una breccia nella “grande muraglia” da sempre criticata

Per mimetizzare quello che all’epoca veniva definito il «muro della vergogna», il Comune era ricorso al camouflage. Una mano di pittura e il baluardo in calcestruzzo - “reo” col suo metro e sessanta...

Per mimetizzare quello che all’epoca veniva definito il «muro della vergogna», il Comune era ricorso al camouflage. Una mano di pittura e il baluardo in calcestruzzo - “reo” col suo metro e sessanta centimetri di altezza di «rubare il mare» ai monfalconesi - da un giorno all’altro era diventato azzurro, color del cielo.

Dapprima il Comune aveva pensato di mascherarlo con una copertura di pietre a vista, per ridurre quell'impatto visivo fortemente criticato da ambientalisti e opposizione, ma alla fine aveva optato per una tinteggiatura pastello. La verniciata tuttavia non aveva sopito i bollenti spiriti e il muro a contenimento dalle mareggiate di Marina Nova era finito alla berlina, sulle carnascialesche pagine del Serpente, al secolo Sergio Marini.

Il partito dell’anti-muro, del resto, aveva avuto una folta selva di rappresentanti e l’allora sindaco Gianfranco Pizzolitto si era sperticato a lungo nel dire che no, quel baluardo non andava toccato: doveva restare lì, a preziosa difesa dell’Hannibal, in caso di burrasca. E niente, gli ambientalisti (Legambiente e Lipu, la Lega italiana protezione uccelli) erano tornati alla carica, dipingendo l’argine come «l'orrenda muraglia». Anche le società sportive, con in testa Società kayak e canoa Monfalcone (Skcm), si erano poste in maniera molto critica, vedendosi nel 2005 in pratica interdetto l’accesso al mare dalla costruzione della “grande muraglia”.

L’opera era stata realizzata dalla Regione, attraverso procedure d’urgenza e inquadrata tra gli «interventi di protezione civile per la difesa da allagamento» in riferimento a «eventi alluvionali di luglio, agosto e novembre 2002». L’ex sindaco Pizzolitto ne aveva sottolineato ripetutamente l’utilità: «Se quel manufatto non ci fosse stato, le conseguenze (del maltempo, ndr), per il Marina Hannibal, sarebbero state peggiori». Utile e guai a toccarlo. Punto.

Ma forse da allora qualcosa è cambiato. La storia di Marina Nova potrebbe vedere una svolta, una cambio di direzione. Il muro potrebbe venire in un punto abbattuto per consentire il passaggio della gente. Lo si vorrebbe, infatti, far arretrare, verso il mare. Deviare per creare un “pianerottolo” sufficiente a garantire l’accesso ai cittadini all’Isola dei bagni. Una piccola vittoria per gli habitué della tintarella. Una rivincita dei cittadini sul «muro della vergogna». (ti.c.)

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