Una cattura poteva fruttare anche 500 fiorini

Gli squali bianchi un tempo non soltanto erano numerosi nelle acque dell'alto Adriatico, ma erano anche particolarmente temuti, tanto che le autorità dell'epoca avevano stabilito un compenso in denaro per chi li catturava e li uccideva. È quanto emerge dall'analisi pubblicata da William Klinger, del Centro Ricerche storiche di Rovigno, che si basa sui dati contenuti nell'Archivio di Stato di Fiume. Il primo aprile del 1872 sia il Governo marittimo di Trieste che quello di Fiume pubblicarono una “Notificazione” sul conferimento di premi in denaro per la cattura dei “Pesci Cani”: la misura si applicava esclusivamente alla specie “Carcharodon Rondeleti”, il nome scientifico che all'epoca identificava il grande squalo bianco. I premi andavano dai 20 fiorini per esemplari di lunghezza inferiore al metro, passando per i 30 fiorini nel caso di lunghezza da uno a 4 metri, fino ad arrivare a 100 fiorini per esemplari superiori ai 4. In caso di avvistamento di animali appartenenti a quest'ultima categoria, il governo poteva bandire una spedizione mirata alla loro cattura, con premio in denaro che saliva a quel punto a 500 fiorini.
Lo squalo doveva essere presentato all'ufficio sanitario con un taglio al ventre in linea retta longitudinale, così da poter verificare che all'interno non vi fossero resti umani. Il premio in denaro serviva da una parte al risarcimento dei danni provocati dallo squalo alle reti dei pescatori di tonni, ma dall'altra puntava alla stessa eliminazione del predatore in quanto considerato “divoratore di uomini”. La prima cattura si verificò appena due settimane dopo la pubblicazione della Notificazione, il 16 aprile del 1872, quando Stanislao Malich catturò nelle reti della tonnara di Preluca un esemplare lungo 4 metri e 90 centimetri.
Le catture di squali bianchi (o presunti tali) si susseguirono con regolarità nell'Adriatico orientale fino ai primi del Novecento, ma solo fino al 1909 esistono dati certi: proprio in quell'anno fu registrata la cattura nella valle di Lukovo di uno degli esemplari più grandi in assoluto, pari a 6 metri e 60 di lunghezza. Al Museo di storia naturale di Trieste, tra il 1872 e il 1882, vennero consegnati 21 esemplari di squalo per essere sottoposti ad identificazione: sette di questi superavano i 4 metri di lunghezza.
Pochissimi gli avvistamenti dalle nostre parti negli ultimi anni: nel 2003 un esemplare femmina di 5 metri e 70 fu catturato in mezzo a un banco di tonni nelle acque della Fossa di Pomo al largo di Lissa. L'ultimo attacco di uno squalo bianco con esito letale si verificò 40 anni fa, nel 1974. L'ultimo ferimento di un sub risale invece al 2008 sempre nelle acque di Lissa. (p.p.).
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