Una ricerca americana accusa i videogiochi: «Inducono a comportamenti aggressivi»

In tutto il mondo e soprattutto in Italia questo tema, cioè l’uso o l’abuso dei videogiochi, è da sempre terreno fertile per scontri ideologici tra chi considera positivamente i videogame e chi, al contrario, ne sconsiglia l'uso a priori.
I sostenitori dei videogiochi pongono l'accento sulle possibilità di sviluppo delle capacità percettive e senso-motorie.
I videogame faciliterebbero l'approccio alla cultura e al pensiero tecnologico e stimolerebbero i processi mentali, incrementando la capacità di calcolo e la coordinazione oculo-motoria, nonché la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità.
Valenza positiva dei videogiochi è anche rappresentata dal contatto sociale; perché giocare online è un'opportunità di interazione che promuove, secondo alcuni esperti, lo sviluppo di un'intelligenza "di gruppo".
I detrattori dei videogame si appellano invece ai danni legati all'eccessivo o scorretto utilizzo da parte dei bambini.
Secondo quest'opinione i rischi vanno dall'estraniamento dalla realtà alla mancanza di empatia strettamente collegata all'eccessivo senso di potere dato dal giocare.
A favore di questa tesi, è presente uno dei non molti studi scientifici veramente attendibili.
A realizzarlo sono stati i ricercatori dell'Università del Missouri, che hanno invitato alcuni bambini a giocare con dei videogiochi per 25 minuti.
Da tale studio è emerso che i videogiochi violenti desensibilizzano il cervello alle immagini "crude" e inducono a comportamenti aggressivi.
Quindi, per prevenire casi di emulazione violenta è utile rielaborare e classificare insieme ad un genitore e ad altre figure esterne, come maestri ed educatori, il contenuto di alcuni videogiochi, confrontandoli con la realtà, distinguendo le informazioni reali da quelle di fantasia.
Questo processo di analisi garantisce al bambino una migliore fruizione del gioco e molto probabilmente un rapporto più sereno con il mondo circostante, rendendolo partecipe del fatto che una vittoria nel gioco non corrisponde ad una vittoria nella vita.
Emanuele Rispoli
IIIC Liceo Scientifico
“Duca degli Abruzzi”
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