Una targa ricorda Viktor Parma il compositore triestino finito nell’oblio
La cerimonia in piazza Barbacan, davanti alla casa natale dell’artista

Alcune delle opere e delle operette del compositore triestino Viktor Parma non vengono eseguite da più di un secolo. Non sono neppure mai state stampate. A cento anni dalla sua scomparsa, ora sono state avviate una serie di iniziative per «ridare alla città un personaggio, le sue opere e per aggiornare un capitolo della storia di Trieste», ha sottolineato ieri Pierluigi Sabatti, presidente del Circolo della Stampa, alla scopertura di una targa dedicata a Parma sull’immobile di piazza Barbacan 1, casa natale del compositore. Un partecipato momento di festa, al quale hanno contribuito, oltre allo stesso Circolo della stampa, l’associazione Italia-Austria, l’associazione internazionale dell’Operetta, il Club touristi triestini, la società Maria Theresia. Per l’occasione i complessi bandistici Viktor Parma e Pihalnj Orkester hanno eseguito alcuni brani del compositore
La biografia di Parma, scritta da Paolo Petronio, verrà ristampata entro la fine dell’anno anche in italiano. Fino ad ora era stata pubblicata solo in sloveno. La storia del compositore – nato a Trieste nel 1858 e morto a Maribor nel 1924 – e alcune delle ragioni dell’oblio riservato alla sua figura e alle sue opere sono state ieri illustrate da Luciano Santin, vice presidente del Circolo della stampa. Nell’agosto del 1914, da funzionario pubblico asburgico, Parma si dichiarò contrario alla guerra, e per questo venne arrestato e processato. «Se nella sua città natale, per il crescente nazionalismo italiano – così Santin – era stato malvisto come sloveno, a Lubiana era considerato straniero, perché triestino e meticcio». Per due anni gli venne vietata l’immigrazione a Lubiana, in quanto nativo di Trieste. Sarà poi Maribor ad accoglierlo e ad apprezzarlo, chiamandolo alla direzione del Teatro dell’Opera.
Un triestino quindi «ingiustamente dimenticato, con un giacimento musicale importate e inesplorato», ha ribadito Santin. L’obiettivo ora è quello di riportare al Verdi “Zlatlog”, la sua opera più alta. —
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