Unione italiana al voto per la presidenza in Slovenia e Croazia. Sfida fra Tremul e Žiža

Il deputato al Parlamento di Lubiana contro il leader uscente.

Trentamila gli elettori, ma nel 2018 affluenza ferma al 15%

Kris Dassena
I candidati: il presidente uscente Maurizio Tremul (sinistra) e il deputato Felice Žiža
I candidati: il presidente uscente Maurizio Tremul (sinistra) e il deputato Felice Žiža

LUBIANA Giornata elettorale domenica anche per la Comunità nazionale italiana autoctona in Slovenia e in Croazia, invitata a recarsi alle urne per rinnovare i vertici dell’Unione Italiana, la massima istituzione rappresentativa dell’etnia, riconosciuta a livello internazionale.

Per la presidenza dell’organizzazione torna la sfida – già vista alle elezioni parlamentari slovene del 24 aprile scorso – tra il presidente uscente Maurizio Tremul e deputato italiano al Parlamento sloveno Felice Žiža, riconfermato appunto in aprile con la vittoria su Tremul. I circa 30mila soci effettivi che fanno parte di 53 Comunità degli italiani situate in Istria, Dalmazia, nella regione liburnica, in Slavonia e a Zagabria, saranno tra l’altro chiamati ad eleggere i candidati di ciascun sodalizio per l’Assemblea, nonché la persona che nel prossimo quadriennio sarà a capo della giunta esecutiva. In quest’ultimo caso i giochi però sono già fatti: la Commissione elettorale centrale ha accettato solo la candidatura di Marin Corva, che sarà così riconfermato alla carica che ricopre dal 2018.

È stata una campagna elettorale particolarmente intensa, soprattutto per la sua brevità (le elezioni sono state indette appena il 19 maggio), ma anche perché sin dall’inizio quella tra Žiža, classe 1963, di professione medico chirurgo, e Tremul, classe 1962, storica figura all’interno della comunità italiana, si prospettava una sfida infuocata, proprio sulla scia della recente tornata elettorale.

Žiža non nasconde che uno dei motivi alla base della sua candidatura era offrire agli elettori un’alternativa e impedire a Tremul di vincere a tavolino, come era successo quattro anni prima. Facendo ciò, spera di aver contribuito ad aumentare l’interesse dei connazionali per il voto e di conseguenza l’affluenza alle urne, che nel 2018 è stata appena del 15%. Un livello inaccettabile secondo Žiža, che auspica che domani vada a esprimersi almeno la metà del corpo elettorale così da dare corpo alla democrazia partecipativa. Tremul invece vede la scarsa adesione alle elezioni di quattro anni fa non come un problema intrinseco alla sola Unione Italiana ma come un riflesso di un fenomeno di natura più ampia e generale, ovvero l’astensionismo che ormai condiziona quasi tutte le elezioni politiche.

Anche stavolta non sono mancate parole dure, polemiche e provocazioni. Sia Tremul sia Žiža hanno parlato molto della loro visione dell’Unione, del suo ruolo politico che per entrambi andrebbe rafforzato, e di unitarietà, concetto cui i due danno un significato diverso. Se per Tremul l’unitarietà vede la sua massima espressione nell’Unione italiana, che ha il ruolo di interlocutore politico, finanziario, amministrativo e istituzionale esclusivo nei confronti di Roma, per Žiža andrebbe invece firmato un accordo di collaborazione tra Unione, Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana che rappresenta univocamente la comunità italiana in Slovenia, e consigli delle minoranze della Regione istriana e litoraneo montana in Croazia, così da consolidare la collaborazione tra le istituzioni, e rafforzare l’unicità della comunità nei rapporti con l’Italia e gli altri due Stati.

Un’idea che paradossalmente pare contribuire a rendere la spaccatura interna alla comunità italiana ancora più profonda, e che a lungo andare potrebbe essere difficile da rimarginare.

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