Università della Terza età, 270 i corsi

Il presidente Ugo Lupattelli: «Ma puntiamo a incrementare le cifre attuali»
Lasorte Trieste 29/10/13 - Teatro Miela, Inaugurazione Anno Università della Terza Età
Lasorte Trieste 29/10/13 - Teatro Miela, Inaugurazione Anno Università della Terza Età

Una realtà importante, perché «capace di fare cultura, ma anche di favorire la socializzazione fra le persone anziane e non solo. Sono stati concordi su questa definizione gli ospiti istituzionali intervenuti ieri alla cerimonia d'inaugurazione del 32.o anno accademico dell’Università della Terza età "Danilo Dobrina”. La presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat, gli assessori comunali di Trieste, Laura Famulari e di Duino Aurisina, Marija Brecelj, il Rettore dell'Università, Maurizio Fermeglia e il vicario del Prefetto, Rinaldo Argentieri, hanno avuto tutti parole di apprezzamento per una struttura giunta al traguardo dei 1745 iscritti di cui 1379 donne, pari al 79 per cento del totale, e 366 uomini.

In particolare Fermeglia ha parlato di «importanza della presenza di tante discipline nell'ambito dei corsi», mentre Bassa Poropat, Famulari e Brecelj hanno evidenziato «la funzione della struttura tesa al miglioramento della qualità della vita». «Puntiamo a incrementare le cifre attuali - ha sottolineato il presidente dell'Universita della Terza età, Ugo Lupattelli - in virtù dei 270 corsi delle materie più varie che proporremo per l'anno accademico che andiamo a cominciare e dei 36 di laboratorio».

Lupattelli ha parlato anche di «immutato entusiasmo, di atmosfera di amicizia, di innovazione nella continuità, di apertura a collaborazioni esterne con maggiore coinvolgimento della popolazione maschile». Notevole interesse ha suscitato nel pubblico, che ha occupato per intero tutti i posti della platea del teatro Miela, sede dell'inaugurazione, l'intervento di Mauro Giacca, direttore del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia. «C'è un insegnamento che dobbiamo assorbire dalle specie animali per vivere più a lungo - ha detto - che riguarda la quantità di cibo che siamo abituati a consumare. Dovremmo fermarci al 70 per cento di quello che sarebbe il nostro fabbisogno normale - ha sottolineato - così potremmo prolungare le aspettative di vita. Il problema principale dell'uomo - ha aggiunto Giacca - e' che le cellule degli organi e dei tessuti non sono capaci di rigenerarsi una volta guaste. Per questo motivo e' fondamentale approfondire il tema delle cellule staminali, perché loro riescono a fare quello che la natura non e' invece capace di realizzare». Giacca ha pero' concluso ammonendo che «sarà determinante capire come riparare le cellule del cervello, altrimenti in futuro avremo persone che vivranno fino a 120 anni, in quanto il loro corpo sarà efficiente, ma afflitte da demenza perché il cervello non lo sarà più».

Ugo Salvini

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