Vendevano l’ossicodone avuto con ricette facili Due sentenze in arrivo

È attesa oggi la sentenza per due persone coinvolte nell’inchiesta sullo spaccio di ossicodone con ricette false. Sono il trentasettenne Maurizio Bubbini e il trentatreenne Dalibor Milosevic. I due...

È attesa oggi la sentenza per due persone coinvolte nell’inchiesta sullo spaccio di ossicodone con ricette false. Sono il trentasettenne Maurizio Bubbini e il trentatreenne Dalibor Milosevic. I due imputati, difesi rispettivamente dagli avvocati Andrea Cavazzini e Stefano Alunni Barbarossa, saranno giudicati in rito abbreviato dal giudice Luigi Dainotti.

Stando alle indagini della Squadra mobile i due - al momento agli arresti domiciliari - si recavano frequentemente nell’ambulatorio di via Cicerone del medico triestino Giorgio Sepcic Bercic per farsi prescrivere il medicinale: un potente oppiaceo analgesico narcotico, simile alla morfina, usato per i dolori intensi di natura oncologica e neuropatica. I tossicodipendenti talvolta lo utilizzano come sostanza stupefacente e spesso come sostitutivo dell’eroina. Negli ultimi anni l’assunzione della sostanza, che dà dipendenza, ha preso piede tra i giovanissimi, sempre alla ricerca di nuovi modi per sballarsi.

Secondo l’inchiesta della Squadra mobile le autorizzazioni venivano rilasciate dal medico senza alcun piano terapeutico. Per prescrivere l’Oxycontin, (questo il marchio commerciale del medicinale), Bercic impiegava spesso il nome e il timbro di altri colleghi o suoi sostituti. In altre circostanze intestava le prescrizioni ad altri pazienti del suo studio, ignari di tutto. E pure alla moglie. O, ancora, a persone già morte.

Dalle intercettazioni, dai pedinamenti e dalle registrazioni video degli investigatori è emerso che Bubbini e Milosevic, dopo aver ritirato il medicinale in farmacia, in alcune circostanze si tenevano le pastiglie di ossicodone per sé, mentre altre volte le rivendevano ad altri. Il prezzo veniva concordato di volta in volta. Una decina di pasticche, ad esempio, poteva costare fino a 50 euro. Talvolta il prezzo era più alto: 10 euro l’una. Un blister intero, invece, si poteva ottenere con 70 euro. Un vero e proprio spaccio, insomma.

Le indagini sono state avviate in seguito a una segnalazione dell’Azienda sanitaria, che a partire dal 2014 aveva riscontrato un’insolita impennata di persone dipendenti da ossicodone: tossicodipendenti che si recavano abitualmente al Sert e che dichiaravano di aver iniziato a prendere la sostanza in quanto ritenuta «efficace, legale, diffusa tra i coetanei e di facile reperibilità». Ma i sospetti erano sorti anche nelle farmacie dove le persone, note per la loro dipendenza da sostanze stupefacenti, si recavano di continuo.

Dalle verifiche della Squadra mobile è risultato, inoltre, che dal suo studio di via Cicerone il dottor Bercic in un unico mese (agosto 2016) aveva sfornato ben 42 ricette. A un paziente, peraltro giovanissimo, erano state intestate 68 prescrizioni in appena 10 mesi. Tutto a distanza di pochi giorni. O, addirittura, più ricette nello stesso giorno.

Dall’inchiesta non è mai venuto a galla un vantaggio economico, per il dottore, dal giro di ricette false.

(g.s.)

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