Venezia capitale della cultura nel segno della pace

Si fa squadra a Roma per portare a casa la candidatura del 2019, Trieste punta a rinnovare per quella data il Porto Vecchio
Di Cristina Borsatti

ROMA. “La pace, come motore di sviluppo culturale, sociale, economico”, questo il tema e insieme lo slogan di una candidatura sui generis, quella di Venezia che con il Nordest si candida Capitale Europea della Cultura 2019. I dettagli ieri a Roma, nel corso di una conferenza stampa che ha visto tutti riuniti i promotori del progetto, coinvolti oltre a Comune e Provincia di Venezia, Regione Veneto e Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Bolzano e di Trento.

«Crediamo di poter vincere – ha dichiarato il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni – perché, in attesa di conoscere i nomi delle altre città italiane candidate, un primo dato è certo e riguarda l’originalità di quella di Venezia, capofila di una realtà culturale molto più ampia, che comprende oltre nove milioni di abitanti e un crogiolo di culture profondamente differenti».

Un progetto innovativo, dunque, a cui partecipa in forma paritetica l’intero Nordest, che ha l’ambizione di poter modificare il territorio coinvolto, mettendo al centro dello sviluppo sociale ed economico il patrimonio culturale.

«Idea che ha già prodotto straordinari risultati – ha commentato Orsoni -. Forti di un comune entusiasmo siamo partiti, e anche solo aver attivato le procedure di questa candidatura ci ha permesso di metterci in rete, una rete di tipo culturale che favorirà iniziative a prescindere da come andrà il progetto».

Costo dell’iniziativa, settanta milioni di euro e nessun contributo statale, un autofinanziamento che si avvarrà in primis di sponsorizzazioni e diritti televisivi. Un finanziamento leggero, dicono i promotori, visto che le infrastrutture – Trieste, ad esempio, per il 2019 avrà rinnovato il suo Porto Vecchio - restano a carico dei singoli soggetti.

Una spesa che riguarderà, invece, “infostrutture”, che permetteranno di mettere in risalto realtà già esistenti. Ovviamente, l’idea è quella di vincere la sfida, il cui risultato finale si conoscerà non prima del 2015, ma molti dei progetti ipotizzati potrebbero prendere vita in ogni caso.

«Per citarne uno, la nascita di un’Amministrazione dei Beni Culturali del Nordest – ha affermato Innocenzo Cipolletta, presidente del comitato promotore -. O, ancora, la proposta, che speriamo venga accolta dal governo, di fare del 2019 l’anno italiano della Cultura».

Una data, quella del 2019, che è stata fonte di ispirazione per il tema scelto. «A cento anni esatti dalla fine del primo conflitto mondiale, la pace condensa il focus del progetto – ha proseguito Cipolletta – la pace è il motore dello sviluppo, e la guerra ha martoriato particolarmente il territorio che oggi vorremmo vedere culturalmente unito».

Sviluppo e crescita in tempo di pace, purtroppo anche di crisi, con la convinzione che cultura e ricchezza vadano di pari passo. Concordi su questo punto il vicepresidente della Provincia di Bolzano Christian Tommasini, e l’assessore Fvg Paolo Panontin. «La cultura crea ricchezza e benessere - ha detto Tommasini - produce processi trasformativi della società. Mettere in piedi questo progetto è stato complesso, ma ha creato un ponte tra le nostre regioni». «Sono convinto che oltre ad effetti culturali, questa candidatura avrà effetti sull’economia e sul turismo – ha invece dichiarato Panontin -. Questo progetto potrebbe aiutarci a superare la crisi, tutti insieme abbiamo un tesoro che va semplicemente messo in luce».

Pace, valorizzazione dell’arte e finalmente il binomio ricchezza e cultura. Parole che non si sentivano da tempo. Comunque vada, una rigenerante iniezione di fiducia.

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