Via Torino, pizzeria oscurata da un ponteggio

Una giornata intera ad aspettare senza vedere l’ombra di un cliente e un solo centesimo d’incasso: è questa la tragica situazione della pizzeria “Dierre 24” della settantacinquenne Rosa Danza. Infatti, da quasi due settimane un’impalcatura blocca l’accesso e la visibilità del ristorante di via Torino. Il ponteggio - montato per la riqualificazione dell’edificio - è in regola e autorizzato dalla Soprintendenza, ma nasconde del tutto il locale. Nei giorni successivi al 19 marzo (data d’inizio dei lavori), la pizzeria ha subito una perdita quotidiana del fatturato superiore all’80 per cento.
L’avventura nel campo della ristorazione della titolare ebbe inizio mezzo secolo fa, tra locali disseminati a Trieste e Grado. Oggi, dopo infiniti anni di lavoro e sudore, rischia di concludersi tra la polvere e l’immondizia del cantiere, tiene a sottolineare la signora.
Rosa, dopo aver affrontato i disagi dovuti alla riqualificazione di via Torino, ha dovuto ridurre le ore lavorative dei sette dipendenti. Dipendenti, fra cui c’è anche il figlio, che non riesce a pagare da gennaio e «a breve – lamenta - sarò costretta a licenziarne più d’uno». E’ ammirevole però che gli stessi lavoratori si siano stretti attorno alla titolare. Fra tutti lo chef che l’accompagna dall’apertura dell’esercizio e che afferma di non poter fare altro che pazientare per ricevere gli arretrati, aspettando tempi migliori.
Sul cartello affisso al portone del condominio contiguo alla pizzeria-fantasma, desolata anche nelle ore di punta, l’inizio dei lavori viene datato a dicembre scorso. Senza che se ne sia avuta alcuna giustificazione, è partito invece con quattro mesi di ritardo e non c’è una data che ne accenni la fine. Inoltre, la signora Danza non è mai stata avvertita del progetto per il cantiere, scoprendo che il suo esercizio sarebbe stato “sepolto” dall’impalcatura solo grazie ai condomini dell’edificio.
Qualche giorno dopo l’installazione del ponteggio, la signora Rosa si è rivolta agli uffici comunali domandando di trasferire il cantiere verso il numero 18 della stessa via Torino, davanti a un magazzino quasi sempre chiuso. Le hanno risposto che il problema sarebbe stato risolto, ma l’unico risultato ottenuto finora è stato lo spostamento dello stesso di un paio di metri.
Mentre il bancone esterno della “Dierre 24” affonda nella polvere e la titolare non sa se disporre i tavoli lungo la via a causa dei problemi che deriverebbero dai lavori, costretta nella sua trincea, si appella alla coscienza di chi può muovere le acque. Affinché le venga incontro facendo prevalere il buonsenso.
Igor Buric
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