Video al Sacrario di Redipuglia, il rapper chiede scusa

Justin Owusu si affida alle pagine del suo profilo Facebook per dare la sua versione dei fatti: "Sono stato strumentalizzato"
Il video al Sacrario di Redipuglia
Il video al Sacrario di Redipuglia

TRIESTE Dopo l'ondata di indignazione scatenata dalla scelta del rapper udinese di origini ghanesi di girare parte del suo ultimo videoclip sugli immensi gradoni del Sacrario di Redipuglia, Justin Owusu si affida alle pagine del suo profilo Facebook per dare la sua versione dei fatti, ma anche per chiedere scusa.

“Con questa mia dichiarazione – scrive il giovane - spero di porre fine al polverone mediatico generatosi nei miei confronti per via di un mio video musicale, perlopiù pubblicato oltre 7 mesi fa e salito recentemente agli onori della cronaca perché oggetto di discussione da parte di alcuni utenti del web.

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Il rapper friulan-ghanese Justin Owusu nel video girato al Sacrario di Redipuglia

Per quanto mi concerne – continua - sono stato strumentalizzato con illazioni fasulle, associando la mia musica e la mia persona ad atti di vandalismo e accusandomi di vilipendio. Il mio intento era quello di riprendere alcuni luoghi caratteristici del Friuli Venezia Giulia ed estrapolarne l’essenza facendoli conoscere oltre confine, senza irridere ed offendere terzi. È palese, come si sia ritenuto opportuno attaccare la mia immagine, cercando un vile pretesto pur di sminuire i risultati fin qui ottenuti. Sottolineo il fatto di non essere stato il primo e neanche l’ultimo ad aver ripreso immagini e scattato fotografie al Sacrario utilizzando apparecchiature ad alta qualità con o senza permesso. Porgo infine le mie più sentite scuse al primo cittadino Antonio Calligaris sindaco di Redipuglia – conclude Owusu - e a tutti coloro che si sono sentiti offesi, non era mia intenzione. La nostra è semplicemente arte”.

Qui: il post

«Quando ho visto il video – aveva affermato il sindaco, Antonio Calligaris – sono inorridito e, comunque, ho dato per scontato che non ci fosse alcuna autorizzazione nei confronti di quello che considero un atto sacrilego». 

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