Vienna denuncia Airbus per l’affare Eurofighter

VIENNA Quando si dice fare il passo più lungo della gamba. L'Austria lo fece nel 2002, quando decise l'acquisto di 24 caccia intercettori Eurofighter Typhoon per la somma astronomica di quasi 2 miliardi di euro. Fu una scelta azzardata e non condivisa dallo stato maggiore della Difesa (i generali avrebbero preferito un modello più economico prodotto dalla Saab), perché pilotare un Eurofighter è come andare in giro con una Ferrari nel cortile di casa. La scelta, che già allora risultò inspiegabile, ha intanto dissanguato il bilancio della Difesa. L'Austria ha pagato le ultime rate del contratto nel 2014 (pur avendo deciso nel frattempo di ridurre il numero dei velivoli a 15), ma l'intero apparato dell'esercito, che non ha neppure la benzina per muovere i suoi camion, ne ha risentito gravemente.
Gli stessi Eurofighter sono usati con grande parsimonia, perché il solo costo di gestione e manutenzione pesa sulle casse austriache per 80 milioni all'anno. Una spesa insostenibile in un bilancio annuale della Difesa che non supera i due miliardi. Per tentare di recuperare risorse si è rinunciato addirittura all'addestramento dei piloti, che ormai sono solo 12. Le forze armate austriache sono le uniche al mondo con più velivoli che piloti.
La situazione si è talmente aggravata che l'attuale ministro della Difesa Hans Peter Doskozil ha deciso di darle un taglio: basta Eurofighter, si torna ai vecchi Draken Saab, ormai obsoleti, ma in grado di alzarsi in volo almeno fino al 2020; nel frattempo si cercherà di acquistare altri caccia, anche di seconda mano. Il problema è la sorveglianza dello spazio aereo. Per soddisfare questa esigenza viene presa in considerazione anche di affidarla all'aeronautica di qualche Paese amico, soluzione che tuttavia trova un ostacolo nello status di neutralità dell'Austria. L'ultima ipotesi, emersa proprio ieri, è quella di una cooperazione con l'aeronautica svizzera, anch'esso Paese neutrale.
Ma mentre l'Austria cerca di lasciare al suolo il più possibile le sue "Ferrari", per risparmiare carburante, lo stesso Doskozil ha fatto esplodere un'autentica bomba: ha denunciato per «trattative fraudolente dolose» (formulazione un po' complicata, ma si può assimilare alla truffa) il consorzio europeo che ha prodotto gli Eurofighter vendendone 15 all'Austria. Il riferimento è al fatto che nelle trattative erano intervenuti dei mediatori ai quali la holding aeronautica avrebbe versato 183 milioni, circostanza esplicitamente esclusa da una clausola del contratto. Il sospetto che quei soldi servissero per corrompere chi doveva decidere l'acquisto era emerso già al tempo delle trattative. Pareva strana una scelta così costosa del governo non condivisa dai "tecnici" del ministero della Difesa (e dallo stesso ministro di allora, Herbert Scheibner, che avrebbe preferito nuovi Saab). Il partito di Haider, alleato dei Popolari in quel governo, aveva fatto campagna elettorale contro l'acquisto dei velivoli, per poi cambiare improvvisamente idea. Era stata istituita una commissione parlamentare di inchiesta, che però non era approdata a nulla.
Ora Doskozil, che non ha scheletri nell'armadio (è un ex comandante di polizia, ministro da poco più di un anno), mira a far luce sulla questione e, nell'annunciare la denuncia contro il colosso aeronautico, ha parlato esplicitamente di «tangenti». Questa circostanza, se accertata, porterebbe automaticamente all'annullamento del contratto. Il ministro ci conta e punta alla restituzione degli Eurofighter e a un risarcimento di 1,1 miliardi. Prima di intraprendere un'azione risarcitoria, tuttavia, Doskozil punta sul piano penale, dove sono da tempo in corso inchieste parallele delle Procure di Monaco e di Vienna, che puntano ad accertare il flusso del denaro: quali erano i destinatari finali di quei 183 milioni pagati ai mediatori dal consorzio? Un portavoce della Procura di Vienna riferisce che per il momento tra gli indagati non figura alcun politico e che l'inchiesta si concluderà prevedibilmente nel 2018. Fino ad allora potrebbero accadere tante cose e il mondo politico austriaco - o almeno una sua parte - trema. L'operazione Eurofighter fu voluta dal primo governo di centrodestra guidato dal popolare Wolfgang Schüssel, con la partecipazione del partito di Haider. L'Övp e l'Fpö sono dunque i partiti su cui ricade l'intera responsabilità dell'acquisto delle 15 "Ferrari".
I popolari non hanno reagito alla decisione di Doskozil. I liberalnazionali invece sì. Il loro leader Heinz-Christian Strache si è associato ai Verdi nel chiedere una nuova commissione d'inchiesta, per far luce sull'intera vicenda, volendo in questo modo scindere le responsabilità dell'Fpö di oggi da quello guidato da Haider 15 anni fa. La bomba fatta scoppiare da Doskozil potrebbe essere solo la prima di una serie.
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