Vittima di furto d’identità finisce a giudizio

TRIESTE Dovrebbero scrivere un libro o girare un film sulla storia di questo signore, probabilmente l’uomo più processato d’Italia. E senza aver mai commesso alcun reato.
Sessantatré anni, insegnante, campano di Castel San Giorgio in provincia di Salerno. Un abile truffatore informatico gli ha rubato l’identità. Già, proprio così. E con quella identità l’imbroglione ha commesso raggiri online, a raffica, in tutta Italia.
Risultato: il povero insegnante si trova indagato o imputato in 17 procure e tribunali del Paese. Praticamente passa le sue giornate tra pm, avvocati e giudici a spiegare che quello che ruba su internet non è lui. Ma è un’altra persona.
Sta succedendo anche a Trieste. In questi giorni è a dibattimento dal giudice Laura Barresi una delle tante truffe messe a segno dal criminale che si spaccia per il sessantatreenne campano. In questo caso tutto è scaturito da una denuncia per l’acquisto di una macchina fotografica. La vicenda è semplice: la vittima si imbatte in un sito internet (Subito.it) che riporta un annuncio per un apparecchio moderno e tecnologico a 200 euro. L’ignaro cliente prende contatti con il venditore, si informa sulla macchina fotografica e manda il bonifico. Ma passano i giorni, le settimane, e il pacco non arriva mai. L’acquirente, dopo un po’, tenta di ricontattare il venditore. Ma invano. Scatta la denuncia. A quel punto le forze dell’ordine si mettono alla ricerca dell’imbroglione: lo individuano. E il povero insegnante campano viene indagato. Per l’ennesima volta.
Non è chiaro come il truffatore sia riuscito ad appropriarsi di un’intera identità altrui: misteri dell’informatica, dei social e della marea di dati che probabilmente si lasciano quando si naviga online. Quel che è certo è che il maramaldo del web ha riprodotto sia una carta di identità finta, sia un conto corrente. È lì che si fa bonificare i soldi arraffati agli acquirenti. E ogni truffa è una denuncia per l’insegnante campano. Che, per il momento, non ha potuto far altro che sporgere a sua volta denuncia per furto di identità.
Durante un’udienza a Trieste il sessantatreenne ha spiegato e ripetuto che non è lui il criminale da processare. «Signor giudice – ha allargato le mani – io sono un insegnante che ha come moralità l’onestà. Sono diciassette procure in tutta Italia che mi stanno inquisendo. Io ho un danno di carattere economico che fa paura... ma non è questo il punto: l’avvocato mi ha già detto che non avrò alcun rimborso. Non è quindi questo il problema – ha sospirato rivolgendosi al giudice –, il problema è un fatto di moralità e di rassegnazione. Per venire qui in Tribunale a Trieste ho detto a mia moglie “almeno vediamoci questa bella città...”». —
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