«Vittorio Veneto a Trieste se il progetto lo fa Genova»

Si intrecciano le storie del mancato arrivo a Trieste del sommergibile Fecia di Cossato e dell’incrociatore Vittorio Veneto che un’associazione ben supportata a livello nazionale e in sede locale ora vuol far approdare a una delle banchine del Porto vecchio. La stessa area che da anni attende invano il sommergibile. Ecco la storia che si è sviluppata all’ombra dell’Autorità portuale di Trieste e del suo Istituto di cultura marittimo portuale. Lo prova un comunicato ufficiale del dicembre 2009 in cui veniva annunciato che il sommergibile «sarà donato dalla Marina militare italiana all’Autorità portuale e sarà sottoposto a lavori di messa in sicurezza eseguiti da Fincantieri presso l’Arsenale di La Spezia». Invece non è accaduto nulla, mentre nelle ultime settimane si è aperta la vicenda dell’incrociatore che ha subito una vistosa accelerazione nelle ultime ore.
«Entro Natale l’incrociatore Vittorio Veneto potrebbe essere a Trieste». Lo ha promesso meno di 36 ore fa Claudio Franconi, ufficiale della riserva della Marina militare, animatore dell’Associazione che vuole salvare l’ex ammiraglia della nostra flotta da guerra, nonché cofondatore e manager della società che gestisce a Genova il Museo Galata, dedicato completamente alla Storia della Marineria. Perché l’incrociatore arrivi a Trieste - secondo la dichiarazione dell’ufficiale - sono necessarie due condizioni precise. In primo luogo che la giunta regionale chieda a Bruxelles i fondi europei necessari a trasformare in museo il vecchio incrociatore da sette anni in disarmo a Taranto. La giunta presieduta da Debora Serracchiani dovrebbe quindi chiedere a stretto giro di posta i 12-15 milioni di euro necessari per trasformare l’antico scafo in museo interattivo dopo averne completata la bonifica dall’amianto. Fin qui tutto regolare. È invece la seconda condizione che appare molto più scivolosa. La Marina militare - spiega Franconi - dirà sì al trasferimento dell‘incrociatore da Taranto al Porto vecchio solo e unicamente se i lavori di progettazione del museo da realizzate sulla nave saranno affidati ai progettisti del Museo Galata di Genova: «La Marina militare si fida di noi perché da un paio d’anni riusciamo a far salire a bordo del sommergibile Nazario Sauro ormeggiato accanto al nostro museo più di 200mila visitatori. Il sommergibile che era stato promesso a Trieste - così si sono espressi a Roma i vertici della Marina - non arriverà mai in Porto Vecchio perché la delegazione che tempo addietro aveva chiesto l’assegnazione del vecchio battello sembra non abbia fornito allo Stato maggiore adeguate garanzie offrendo un’immagine piuttosto sfilacciata della città. Tutti coloro che si sono occupati di questa vicenda sanno che il Fecia di Cossato non verrà mai trasferito a Trieste se la situazione non cambia. Ecco perché per il Vittorio Veneto sono state poste queste due condizioni perentorie: la gestione finanziaria deve essere affidata a un ente pubblico come la Regione e il progetto del primo museo storico galleggiante della Marina militare da realizzarsi sull’incrociatore va redatto dagli specialisti genovesi del Museo Galata. Non è questione di campanilismo, di Adriatico e Tirreno: secondo i vertici della Marina, Trieste non ha finora offerto per il sommergibile garanzie adeguate. Lo ripeto: la Marina non darà mai il sommergibile perché chi si era fatto avanti per portarlo a Trieste, si è presentato male».
L’ex ufficiale non fa nomi, non indica questa o quella istituzione o associazione. Non dice che cosa nasconde il termine «male». Non è nemmeno chiaro in quale data e in quale località si sia svolto quell’incontro infruttuoso e penalizzante. Certo è che il Fecia di Cossato non è mai arrivato a Trieste e i ripetuti annunci della sua partenza dall’Arsenale militare di La Spezia si sono sempre rivelati sbagliati. Parole in libertà, un grido nel deserto.
Ora invece l’atteggiamento dei vertici della Marina militare appare se non altro più possibilista per la consegna dell’incrociatore. Il “no” assoluto del sommergibile è trasformato in un ”si” condizionato dai due adempimenti: l’entrata in scena della Regione e l’affidamento dei progetto al Museo Galata di Genova.
Per l’assegnazione dei lavori di bonifica dall’amianto e di trasformazione in museo galleggiante, la scelta rimane invece libera. A disposizione della Regione e di Trieste.
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