A Trieste dieci opere di Dyalma Stultus donate al Revoltella dalle figlie dell’artista

Sono sei olii su tela e quattro su tavola per un valore complessivo di 61.500 euro. Saranno esposti in una mostra



Studiò a Venezia all’Accademia di Belle arti con Ettore Tito e Arturo Sézanne, avendo vinto una borsa di studio che gli alleggerì le difficili condizioni economiche familiari. E a Cà Pesaro, quando aveva appena 21 anni, venne organizzata la sua prima mostra. Visse a Roma e a Firenze, in quest’ultima si stabilì esercitando anche l’insegnamento. Ammirava i maestri fiorentini e veneziani del Quattro-Cinquecento: Masaccio, Donatello, Leonardo, Michelangelo, Giorgione, Tiziano, Tintoretto ... Ebbe contatti con protagonisti dell’arte novecentesca come Carlo Carrà, Felice Casorati, Mario Sironi, il concittadino Piero Marussig, Felice Carena. Ma non dimenticò mai Trieste: il Revoltella, il sanatorio Pineta del Carso, l’Opera Pia Educandato Gesù Bambino ne serbano la traccia.

Per coltivarne la memoria, le figlie Selma, Marina, Nada hanno deciso di donare al museo Revoltella dieci dipinti opera del padre, Dyalma Stultus, che nacque a Trieste nel 1901 e morì a Darfo (Brescia) nel 1977. Un atto di generosità che riaccende l’attenzione verso una presenza significativa nel panorama pittorico giuliano (e non solo). Una mostra gli fu dedicata una decina d’anni fa dall’Archivio di Stato in via Lamarmora, al quale le tre figlie elargirono documenti e materiali appartenuti al genitore.

La donazione viene recepita dal Comune di Trieste con una delibera giuntale. Il valore dei dipinti ammonta a 61.500 euro, la civica amministrazione spenderà 13.000 euro per curare il trasporto delle opere da Firenze, l’allestimento al Revoltella, la pubblicazione di un catalogo. Si tratta di 6 olii su tela e di 4 olii su tavola, tutti incorniciati, datati in un ampio arco temporale che va dal 1930 al 1954 in grado di documentare - scrive la delibera - «decenni di grande vitalità e originalità del linguaggio artistico» del pittore triestino.

Le stime viaggiano tra i 4500 e i 6500 euro, s’impennano in due casi: gli 11.000 euro della “Portatrice di frutta” (1938) e i 9500 euro della “Baccante” (1942), dal punto di vista dimensionale i più grandi.

Due temi, cronologicamente i primi, riguardano il Carso: “Santa Croce di Aidussina” (1930) e “San Daniele” (1934). Agli anni Quaranta e Cinquanta risalgono “Dopo il bagno”, “Vecchia strada fiesolana”, “Nubi che passano”, “Fonderia”, “Autoritratto”, “Contadino stanco”. Il Comune si impegna a esporre i quadri all’interno di una mostra temporanea all’interno del Revoltella (con ogni probabilità nello spazio che precede l’auditorium), preparerà un catalogo «scientifico», inviterà Vittorio Sgarbi a presentare la rassegna. Una volta terminata la retrospettiva, i dipinti non andranno tutti in deposito ma verranno esposti a rotazione.

«Papà fu per me un uomo straordinario. Aveva un bellissimo carattere gioioso, vitale. Se dipingeva paesaggi, si portava il cavalletto all’aperto. Se al centro erano invece figure, lavorava negli studi che ebbe a Firenze: prima a palazzo Strozzi, poi a San Frediano, infine nel grande appartamento in viale Manfredo Fanti». «E con me il rapporto fu particolarmente affettuoso, perchè condividevamo la passione per l’arte»: Selma Stultus, quasi 84 anni portati molto bene, racconta di suo padre Dyalma. Lei è stata scenografa, costumista, ha insegnato ai futuri stilisti. Oggi vive a Pieve a Nievole, in provincia di Pistoia, non lontano dalle terme di Montecatini e di Monsummano, vicino alle sorelle Marina e Nada.

Proprio d’intesa con le congiunte, ha voluto fare questo omaggio a Trieste, dove il maestro aveva sempre mantenuto clientela e amicizie. Tra queste il principe Alessandro Torre e Tasso, i colleghi Gianni Brumatti ed Edmondo Passauro, lo scultore Franco Asco, la poetessa Lina Galli, il direttore del “Piccolo” Vittorio Tranquilli ... «E dove quando poteva - riprende la signora Selma - amava tornare».

Ricordi all’insegna di una grande serenità familiare, alimentata dall’intenso rapporto tra Dyalma e la moglie Norma Aquilani, che aveva 15 anni in meno dell’artista, di cui fu modella e «musa ideale». Norma e le figlie curarono poi l’archivio di Stultus dopo la sua scomparsa.

La direttrice dei Civici Musei, Laura Carlini Fanfogna, saluta con soddisfazione il gesto delle sorelle Stultus, perchè s’inserisce in un favorevole periodo “donativo”, a testimonianza di una persistente tradizione di mecenatismo che arricchisce le istituzioni culturali municipali. Infatti, sempre al Revoltella è in arrivo un Cosroe Dusi, pittore veneto attivo nella prima metà dell’Ottocento, la cui “Morte di Alcibiade” è stimata 80.000 euro.

Negativi, provini, diapositive, volumi, macchine fotografiche, già appartenenti ad Adriano Perini, fondatore di Photo Imago, arricchiranno per volere della vedova la Fototeca, per un valore di 15.000 euro. Mentre una serie di oggetti, volumi, libri di argomento giapponese - circa 8000 euro - vanno a rafforzare le collezioni del Museo d’arte orientale. —



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