Addio Remo Cesarani, critico delle letterature globali da Ariosto al postmoderno

La letteratura può essere la cosa più interessante del mondo, più interessante del mondo stesso, ha detto una volta Derrida. Remo Ceserani, che qualche giorno fa ci ha lasciato, sembrava dimostrare con ogni suo libro, ogni sua conferenza, ogni suo progetto l'evidenza di una tale affermazione.
Che si trattasse del manuale “Il materiale e l'immaginario”, curato a partire dagli anni Ottanta con Lidia de Federicis, e destinato a cambiare una volta per tutte l'accostamento alla letteratura di intere generazioni di liceali (e non solo), o delle sua incessante e preziosa opera di traduzione culturale del mondo degli studi umanistici nordamericano in Italia, oppure ancora della sua inesauribile generosità nel condividere pensieri, progetti, insegnamenti, Ceserani resta un punto di riferimento per chi vuole continuare a vedere negli studi letterari uno spazio di apertura, di impegno nel presente e di immaginazione del futuro. Basti solo pensare a due dei suoi libri più recenti, presentati entrambi a Trieste a ridosso della loro pubblicazione: “Convergenze. Gli strumenti letterari e le altre discipline” (2010), in cui ha fornito una vera e propria mappa di come la letteratura viva soltanto nel suo intreccio con altri discorsi culturali, e “La letteratura nell'età globale” (2012), scritto con Giuliana Benvenuti, dove la dimensione del mondo veniva posta come scenario di un possibile e necessario rinnovamento del modo in cui guardiamo al letterario.
Ma aveva attraversato anche Ariosto, Zola, Joyce, il romanzo giudiziario, il tema del treno nella letteratura, il postmoderno, e tanto altro, e lo aveva fatto sempre con leggerezza (calviniana), allegria e stupore. Tra tanti stimoli, ricordi, insegnamenti preziosi ricevuti da lui, resta indimenticabile, per me, aver assistito a una sua conferenza in cui si divertiva tanto nel raccontare, della folle paranoia complottistica di Philip Dick da non riuscire, letteralmente, a concludere il suo discorso. Ma ai tanti discorsi non ancora conclusi che Remo Ceserani ha aperto, e al modo in cui lo ha fatto, possiamo ancora guardare per continuare a fare della letteratura la cosa più interessante del mondo.
Sergia Adamo
Riproduzione riservata © Il Piccolo