Aloysius Bertrand, adorabile surrealista del passato

Alessandro Pancotti è un poeta milanese, nato nel 1982. Ha pubblicato la raccolta in versi “Le iniziali” (Lietocolle) che ha meritato il Premio Camaiore e il Premio Mauro Maconi, presieduto da Maurizio Cucchi. La sua scrittura è piana, non senza accenni di visionarietà, ma sempre ancorata a un minimalismo domestico, quotidiano. Il merito della sua voce sta nell’ideare un carismatico senso evocativo, sostenuto da alcuni piccoli e ordinari dettagli che divengono spesso mezzo e pretesto di un’introspezione. L’identità viene destrutturata senza pretese concettuali, affidandosi invero solo al senso del narrato, a una prosa poetica capace di coniugare, nella pagina, l’unione del presente con una realtà pregressa. Il suo consiglio va a un autore che può anche essere considerato il precursore del poema in prosa: «“… conosciuto da voi, da me e da qualche nostro amico, non ha forse il diritto di essere definito famoso?” così Baudelaire nella dedica a Houssaye all’inizio dello “Spleen di Parigi”, si riferiva al “Gaspard de la Nuit” di Aloysius Bertrand, come al libro che l’avrebbe influenzato per i suoi poemetti. Bertrand muore nel 1841 a Parigi a 34 anni, l’unica opera, postuma, è “Gaspard de la Nuit. Fantasie alla maniera di Rembrandt e di Callot di Louis Bertrand”. In seguito all’incontro immaginario con l’enigmatico Gaspard de la Nuit, Louis Bertrand riceve un manoscritto. Interlineando con spazi bianchi piccoli capoversi-strofe, Bertrand compone in forma originalissima, preziosa e condensata, una vita pittoresca medievale da leggenda. Attinge dalla pittura fiamminga il dettaglio e personifica la dissonanza tra il filosofo dalla barba bianca, Rembrandt, e il lanzichenecco fanfarone, Callot. Precursore del poème en prose, si spinge al superamento di generi e linguaggi; le fantasie tra sublime e grottesco ne rivelano la duplicità: “E il raffinato si pavoneggiava, il pugno sul fianco, urtando col gomito i passanti, e alle passanti sorridendo. Non aveva di che cenare; comprò un mazzolino di viole”». —

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