Canfora: «Augusto? Come la Bce e la Merkel»

«Ad Augusto oggi darei il ruolo della Commissione europea, più Bce, più signora Merkel. Al Senato romano, invece, quello dei parlamenti nazionali, che hanno ancora una loro voce da esprimere, anche se alcuni sono più importanti, come quello francese». Così, parlando del suo libro “Augusto il figlio di dio” (Laterza) il docente e scrittore Luciano Canfora propone un «paragone un po’ spericolato, ma forse utile» tra l’Impero romano e l’Europa di oggi. Presenterà il volume oggi ad Aquileia, in piazza Capitolo alle 22, intervistato da Piero Pruneti, direttore di “Archeologia Viva”, nell’ambito degli appuntamenti di Aquileia Archeofest e Aquileia Film Festival, organizzati dalla Fondazione Aquileia.
«Nella storia dell’Impero romano tardoantico - dice - Aquileia, oggi apparentemente marginale, era uno dei fulcri di questa straordinaria macchina».
Perché un libro su Ottaviano Augusto?
«Trovo interessanti anche per noi oggi due aspetti in Augusto: la sua capacità di costruire una diarchia di potere con il Senato, organismo tradizionale che Cesare aveva umiliato e che lui, invece, recupera, Pur conservando un potere personale molto forte, ma senza ricorrere alla dittatura che Cesare aveva utilizzato. Indubbiamente, anche nel mondo attuale il potere ha il problema di convivere con organismi che lo controllano e che gli si contrappongono. L’altro aspetto è la politica culturale: Augusto decide di intervenire nel lavoro degli intellettuali dell’epoca, come Virgilio, Orazio, Properzio, pilotandoli. Questo interventismo nella cultura si è sviluppato in altre epoche».
Chiavi di lettura utili anche per i nostri tempi?
«Spero proprio di sì. Pensiamo all’Europa, dove c’è un forte potere centrale di organismi a carattere non elettivo, come la Commissione europea o la Bce, che convivono più o meno bene, con i parlamenti nazionali, i quali contano poco, ma tuttavia esistono».
Un’Europa debole o forte?
«Debole, forse, dal punto di vista militare, ma non da quello economico. I Paesi economicamente più forti, come la Germania o la Finlandia, dettano la linea e gli altri si adeguano più o meno volentieri. Sul piano economico, è una grande potenza mondiale che dà fastidio anche agli Stati Uniti».
E il Parlamento europeo?
«Non conta assolutamente nulla: si occupa della dimensione delle gabbie per le galline ovaiole, o di come deve essere fatta la pubblicità televisiva. Un luogo dove si fa accademia, pur con ottimi stipendi».
Da grecista, come ha preso l’atteggiamento dell’Ue verso la Grecia?
«La Grecia è il rimosso dell’Europa. Tutti sono pronti a dire: è importantissima, Platone, Socrate, Aristotele. Finita la retorica, si dice: arrangiatevi e pagate il debito. Spero che ce la facciano anche questa volta».
A che cosa sta lavorando?
«Alla vera biografia dello storico ateniese Tucidide, che uscirà a settembre per Laterza con il titolo “Il signore delle miniere”, perché Tucidide ne era un ricchissimo gestore. Sfaterò la leggenda che per vent’anni sia stato cacciato dalla sua città».
Oggi in piazza Capitolo alle 18 dialogo sul tema “Da enti ad aziende culturali” tra Giuliano da Empoli, presidente del Gabinetto Vieusseux di Firenze, e Gian Mario Villalta, direttore di Pordenonelegge. Due proiezioni: alle 21, “Il Perù millenario: una storia inesplorata” e alle 23, “Lo scriba che dipinge”.
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