Cannes, Catherine Deneuve piange per i giovani

CANNES. Per la prima volta, nella storia del Festival di Cannes, l'apertura è stata affidata a una regista donna e per di più francese. Magari questa non dovrebbe essere neppure una notizia, ma la curiosità comunque c'era. E non solo per questioni di genere, ma anche perché il film di Emmanuelle Bercot "La tête haute" ("A testa alta", ma il titolo internazionale è "Standing Still" ), un racconto di formazione d'impronta autoriale con lo sguardo rivolto al fenomeno della delinquenza giovanile, già sulla carta si presentava decisamente atipico rispetto ai blasonati predecessori, da "Grace de Monaco" al "Grande Gatsby", da "Moonrise Kingdom" a "Midnight in Paris", titoli sicuramente più altisonanti e ricchi di glamour che negli anni scorsi hanno avviato la kermesse.
Era tutto pronto ormai da giorni, sulla Croisette, per accogliere giornalisti e delegazioni da ogni parte del mondo. E ieri, subito dopo la cerimonia di apertura che sul calar della sera ha ufficialmente inaugurato la sessantottesima edizione del più atteso degli eventi cinematografici, il via alle proiezioni alla presenza della giuria presieduta dai fratelli Coen e composta dalle attrici Rossy de Palma, Sophie Marceau, Sienna Miller, Rokia Traoré, il collega Jake Gyllenhaal, e i registi Guillermo del Toro e Xavier Dolan.
In quella che si preannuncia un'edizione particolarmente ricca di presenze al femminile, al fianco della regista Emmanuelle Bercot, c'era una vera e propria icona del cinema francese: Catherine Deneuve, 71 anni, presenza fissa al Festival da quando ne aveva solo 21, la quale, preceduta dagli applausi, si è lasciata sfuggire qualche lacrima di commozione pensando ai giovani di oggi. In "La tête haute", la Deneuve interpreta un giudice minorile che per dieci anni, si occupa del caso di un ragazzo, Malony, fin da bambino trascurato dalla madre, del tutto inadeguata a prendersi cura di lui e del fratellino. Il giovane, problematico e incapace di autocontrollo, abbandona la scuola, pratica il furto e passa da una struttura rieducativa all'altra. L'incontro con il giudice Florence e soprattutto con Tess, una ragazza che usa l'arma dell'amore per vincerne la diffidenza e l'aggressività, saranno decisivi per restituire al ragazzo speranza in una vita serena. L'attrice ha parlato di "un anno difficile per l'Europa e per la Francia", e ha speso diverse parole piene di dolcezza in difesa dei giovani "da proteggere, perché sono fragili". "Essere genitori oggi è difficile - ha dichiarato - ma bisogna sempre tendere una mano ai nostri figli. Hanno bisogno di tempo e di affetto".
Un anno dopo "Mommy", un'altra storia di adolescenti inquieti, madri inadeguate e un disperato bisogno d'amore. Ma nonostante la fisicità di Rod Paradot nel ruolo di Malony e lo sguardo truffautiano dell'autrice, molto vicina a questi adolescenti dal futuro compromesso a causa di un ambiente familiare povero o assente, gli esiti cinematografici, che non hanno la forza di Dolan o dei Dardenne ("L'enfant"), non hanno convinto la critica, che ha accolto l'opera (fuori concorso) con estrema freddezza.
Oggi il via al concorso ufficiale. I primi a correre per la Palma d'Oro il giapponese Kore-Eda Hirokazu con "Umimachi Diary" ("Our Little sister"), una delicata storia familiare che descrive l'incontro di quattro "piccole donne". Tre sorelle accolgono in casa la sorellina più piccola, nata da una relazione che il padre ha avuto con un'altra donna. Insieme imparano a conoscersi e a comprendere in modo sempre più sincero le reciproche ragioni e sofferenze. In serata il primo dei tre italiani in concorso: l'ambizioso fantasy "Il racconto dei racconti" di Matteo Garrone, tratto dalla raccolta di fiabe di Gianbattista Basile "Lo cunto de li cunti". Un cast internazionale per una produzione altamente spettacolare, certamente non priva di rischi. Attesa a mille.
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