Cinquanta anni fa moriva il generale De Gaulle Diede un volto al bonapartismo nel Novecento

il profilo
La “Boisserie” a Colombey-les-Deux-Eglises è ancora oggi meta di pellegrinaggi da parte dei suoi sostenitori, ormai non più giovanissimi. Cinquant’anni fa - era il 9 novembre 1970 - mentre aspettava il telegiornale della sera, Charles de Gaulle si spegneva all’improvviso nel suo ritiro nell’alta Marna. Il Generale avrebbe da lì a poco toccato il traguardo degli ottanta autunni: i libri, che lo riguardano, dedicano una cronologia della sua vita che occupa invariabilmente molte pagine. Nato nel 1890 a Lilla nella Francia settentrionale, combattè nelle due guerre mondiali, fu un militare, uno scrittore, uno statista che riscrisse le regole della cosiddetta V Repubblica, su cui si regge la vita pubblica del suo Paese.
De Gaulle è il principale protagonista della storia francese dal 1940 al 1969, cioè da quando dai microfoni della Bbc incitò i connazionali a continuare la guerra contro la Germania a fianco della Gran Bretagna, fino a quando, sconfitto nell’ennesimo referendum della sua esistenza politica, staccò la spina dall’agone istituzionale.
Dovendo fare una scelta nella selva di date cruciali della sua biografia, due sono forse quelle imprescindibili. Innanzitutto il già accennato appello radiofonico del 18 giugno 1940, contro l’armistizio e contro la nascente soluzione vichyste del maresciallo Petain, rappresentò l’esordio della France libre, che consentì all’Esagono, pur tra molte resistenze (soprattutto da parte di Roosevelt e di Stalin) e molte difficoltà, di sedersi al tavolo dei vincitori del secondo conflitto mondiale. Tra il 1944 e il 1946 De Gaulle presiedette il governo provvisorio, da cui si dimise a causa dei contrasti con i principali partiti.
Da allora il Generale non ricoprì alcun incarico pubblico in attesa che tornasse il suo momento. E il suo momento - ecco la seconda data fondamentale - giunse alle idi di maggio del 1958, quando deflagrò il caso Algeria: l’insurrezione di Algeri, a opera dei francesi avversi al disimpegno di Parigi dalla sponda nordafricana, determinò la crisi della litigiosa IV Repubblica, così il Generale venne chiamato ad assumere le redini del potere, che tenne per i successivi 11 anni.
Aveva due obiettivi immediati: chiudere la partita coloniale e riformare le istituzioni. Negoziò l’indipendenza algerina, concessa nel 1962, e creò le premesse per una maggiore stabilità del contesto politico basata sulla figura presidenziale, che divenne elettiva comportando in questo modo una forte carica legittimatoria, la «monarchia repubblicana» della definizione cara a Michel Debrè, uno dei più stretti collaboratori del Generale. In coerenza al ruolo centrale che la Nazione deteneva nella sua Weltanschauung, de Gaulle fu convinto assertore del primato della politica estera su quella interna, restando sempre alieno al coinvolgimento ideologico, convinto della transitorietà dei regimi, e insofferente verso le logiche partitiche e i giochi parlamentari. Gli piaceva invece utilizzare lo strumento refendario, che nella sua visione agevolava il rapporto diretto con il popolo.
«Realista dell’immaginario», lo aveva definito uno dei suoi biografi, Jean Lacouture: fu allergico ai blocchi bipolari da “guerra fredda”, che limitavano la libertà d’azione delle singole nazioni; litigò spesso con gli Stati Uniti, sia sulla Nato che sulla vicenda vietnamita; fu contrario alle eurostrutture federali sovranazionali, preferendo a esse modelli confederali; colse la crescente importanza del continente asiatico e a livello diplomatico riconobbe Pechino già nel 1964. Coltivò la grandeur francese, pur consapevole che, nel confronto con la forza russo-americana, Parigi si era ormai ridotta a media potenza.
Difficile trovargli posto nel cleavage destra/sinistra, perché fu soprattutto un nazionalista, però davvero molto attento all’irrompere delle circostanze, che richiedevano adattamenti, modifiche, sterzate, rischieramenti. Comunque Renè Remond, nel suo classico lavoro sulla destra francese, lo classifica all’interno del bonapartismo autoritario e carismatico. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo