Con Marco Cavallo dove i manicomi sono vere prigioni

TRIESTE. Marco Cavallo non si è fermato. Il grande animale blu di cartapesta simbolo della riforma psichiatrica basagliana è ancora in giro per l’Italia perché, dopo 40 anni, ha ancora una battaglia da vincere: quella della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. A raccontarcelo è il documentario “Il viaggio di Marco Cavallo” di Erika Rossi e Giuseppe Tedeschi, evento speciale al Trieste Film Festival in programma domenica, alle 11, al Teatro Miela.
Un film importante perché non parla solo di psichiatria ma di temi mai così attuali: la libertà personale, la possibilità di essere se stessi, la necessità che i diritti valgano per tutti. Il film ha seguito il percorso di Marco Cavallo lungo quasi 4500 chilometri e tredici giorni, partendo dall’ex Opp di Trieste insieme al comitato stopOpg, per entrare nei sei “manicomi criminali” ancora in attività in Italia. Così, insieme al comitato, scopriamo perché gli Ospedali vanno chiusi e subito, come disposto da anni dal Parlamento con un provvedimento, però, continuamente prorogato.
«Gli Opg sono a tutt’oggi incostituzionali: nel momento in cui è stata approvata la Legge Basaglia, nel 1978, avrebbero dovuto chiudere ma la legge non si è mai presa in carico di disciplinare il doppio binario di salute e crimine», spiega Erika Rossi, che nel 2012 ha vinto il Trieste Film Festival col documentario “Trieste racconta Basaglia” e sta lavorando a un nuovo progetto, dal titolo provvisorio “Donne al confine”, sulla storia della friulana Maria Antonietta Moro, partigiana nelle file della Resistenza jugoslava.
In “Il viaggio di Marco Cavallo”, già presentato in anteprima al Torino Film Festival, scopriamo istituti di sbarre e secondini che di curativo paiono avere ben poco, internati che non sanno nulla del loro destino, situazioni al limite del decoro. Gli stessi istituti hanno mostrato grande chiusura all’arrivo di Marco Cavallo e del comitato: «In molti Opg il nostro arrivo è stato preparato: potevamo incontrare un numero minimo di internati, non potevamo visitare le strutture né aprire spazi di discussione», dice la regista. «L’unico Opg dove c’è stato un vero confronto è stato a Castiglione delle Stiviere, che non a caso è gestito primariamente da operatori sanitari e non giudiziari».
A sei mesi dal viaggio di Marco Cavallo, però, qualcosa si è mosso: «La data ultima per la chiusura è il 31 marzo 2015. Con questa nuova proroga si è fatto un passo avanti: hanno accolto molte delle nostre istanze, ad esempio la garanzia che la misura di sicurezza non abbia un termine indefinito. E, nel frattempo, il numero degli internati si è dimezzato».
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