Da Trieste al “New Yorker” come in una fiaba per bambini

Un'infanzia a Milano appassionato di storie a fumetti, con le vacanze dai nonni in una Trieste ancora addormentata e decadente, la passione per il disegno che diventa una professione difesa a fatica in Italia fino al trasferimento negli Stati Uniti e l'affermazione del mondo dei libri illustrati. Sergio Ruzzier è un artista molto apprezzato a livello internazionale, dall'Europa alla Cina, soprattutto dai lettori più giovani. Le sue illustrazioni compaiono in numerosi libri di autori per l'infanzia, tra cui i recenti "Favole a cui non badare troppo" di Florence Parry Heide e Sylvia Worth Van Clief e "Storie per bambini perfetti" della Parry Heide, editi entrambi da Bompiani, ma anche nel volume "Fox & Chick: la festa e altre storie", pubblicato da Topipittori, di cui Ruzzier è autore anche per la parte del testo.
Per un illustratore le opportunità negli Usa sono ben diverse che in Italia. "Sono andato a New York - racconta Sergio Ruzzier - quando avevo ventisei anni, in vacanza. A Milano pubblicavo fumetti su "Linus" ma contemporaneamente lavoravo in librerie e biblioteche perché non riuscivo a vivere solo di disegno. Grazie al consiglio di Cristina Taverna della galleria Nuages ho portato i miei disegni a Paul Davis, grande illustratore americano: lui mi ha messo in contatto con la redazione del New Yorker che, dopo aver visto i miei lavori, mi ha subito messo sotto contratto senza chiedermi nulla. Mi sono inserito nell'ambiente quasi da clandestino, poi ho ottenuto la green card e ho cominciato a collaborare con giornali e riviste e a fare libri per bambini. In America si può vivere lavorando in questo settore, in Italia il mercato dei libri illustrati adesso è cresciuto e migliorato ma si fatica ancora molto: tuttora i miei libri escono prima negli Usa e poi qui».
L'anno scorso l'associazione Hamelin di Bologna ha organizzato la mostra "Vita di uno strano signore" in cui Ruzzier ha esposto i suoi disegni nati da alcune frasi che gli erano rimaste impresse da bambino come lettore, e l'esposizione è diventata anche un libro a tiratura limitata, "Pretesti", uscita per La Grande Illusion. «Da piccolo non ero un grande lettore, anche se ho sempre amato i fumetti. Le immagini per quel progetto sono nate spesso in modo casuale senza avere un'attinenza chiara con i libri e le frasi di partenza».
Tra i personaggi inventati da Ruzzier alcuni colpiscono per l'originalità e la forza espressiva, come lo stralunato pulcino con proboscide e coda da topo che sembra avere una lontana parentela con Bosch, con "Krazy Kat" e altri fumetti americani di inizio ’900. Non stupisce quindi l'interesse dell'illustratore per l'arte medievale, gli affreschi di Simone Martini, i paesaggi su tavole. C'è un classico della letteratura che le piacerebbe illustrare? «Sarebbe divertente farlo con "Cuore" o "I promessi sposi" ma senza essere fedele ai testi, un po' come mi è capitato con "Pretesti"».
Nei libri in cui è autore sia del testo che delle immagini la storia nasce nello stesso momento nelle parole e nelle forme. «Ma a volte c'è un personaggio che salta fuori per primo, o una frase. Di certo i due linguaggi si fondono tra loro e si influenzano e il risultato per me dev'essere un tutt'uno. Il fumetto è diverso perché ci sono i dialoghi e c'è una sceneggiatura vera e propria. Se invece ricevo un manoscritto non mio devo fare uno sforzo per reinventare la storia e giocare col testo dando una mia interpretazione». Nell'approccio dei giovani coi libri Ruzzier ritiene stimolante la lettura a voce alta, la condivisione delle storie. Importanti anche le sue origini: «Mio padre è triestino e i miei nonni venivano da Pirano. Ricordo la loro casa a Trieste, in via della Valle, con le pareti scrostate e senza il bagno: per me che vivevo a Milano in una zona moderna era un ambiente strano e stimolante. I muri ottocenteschi di Cittàvecchia e tutto quel mondo li inserisco nei miei disegni perché fanno parte di me». —
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