Eco-Horror al Science+Fiction così la Terra si vendica di noi

C’è poco da fare, Science+Fiction ci parla della pandemia in corso, apre i nostri occhi su geografie più vaste e su dimensioni del tempo che partono dall’oggi, ma che vanno oltre l’immediato presente. Per esempio, i film internazionali produttivamente più importanti in programma in questi giorni, sono opere che ci svelano le nuove frontiere dell’horror, che non parlano più di incubi gotici o di rivolte sociali, ma che invece ci mettono in guardia su come stiamo trattando il nostro pianeta Terra e la Natura. Se ci chiediamo ancora dove sia nato il Coronavirus, da un incidente di laboratorio o dalla deforestazione, ci sarà un perché? Ecco allora il nuovo e attualissimo filone del cinema di paura in evidenza a Trieste, che si può definire “Eco-Horror”, e che mostra come la Terra e la Natura si ribellino alle offese e alle sottovalutazioni dell’uomo. È ciò che accade nel film sudafricano “Gaia” di Jaco Bouwer, presentato a Neuchâtel e Sitges e in programma stasera alle 22.30 al Rossetti, dal titolo ispirato alla dea primordiale che personificava la Terra nella mitologia greca e ispirato all’ipotesi per cui tutti gli organismi viventi interagiscono. Il film ritrae due guardie forestali in esplorazione nella boscaglia più fitta che si imbattono in strani fenomeni dove la Natura attacca gli uomini, ma che soprattutto incontrano un padre e un figlio che vivono come aborigeni e che ne sanno anche troppo di chi vive nel bosco. Targato Neon (la prestigiosa casa indipendente che ha firmato “Parasite” e “Border”), “Gaia” mette in scena una situazione di assedio che non è il massimo della novità, ma in ogni caso c’è tensione, le inquadrature sono raffinate, ci sono profondità, sonorità e colore (e infatti la fotografia è stata premiata all’importante Sxsw Film Festival). In più, “Gaia” testimonia quella “diversità culturale” portata avanti da anni dal Science+Fiction, perché è parlato in parte nella lingua degli aborigeni sudafricani e ne illustra la sopravvivenza, come avveniva nel film della prima serata “Night Raiders” per gli indigeni canadesi Cree.
Una simile immersione nel “cuore di tenebra” di una foresta si è vista anche ieri in seconda serata al Rossetti con “In the Earth” dell’importante regista inglese Ben Wheatley (“Kill List”, “Rebecca”), un horror ancora firmato Neon. Qui, in una situazione di pandemia globale che allude alla nostra, due virologi si addentrano in un bosco dove è scomparsa tempo prima una collega (in questi film pandemici i protagonisti ormai sono sempre una coppia, dove la donna è trainante). Anche qui l’esplorazione della foresta rivela brutti incontri, come quello con uno scienziato accampato per strani esperimenti, mostrando non solo i pericoli possibili della Natura sottovalutata, ma anche i fondali oscuri dell’animo umano. E’ inevitabile guardare questo cinema se non come il ritratto del mondo nell’era del confinamento e della precarietà della nostra esistenza. E infatti il regista Ben Wheatley ha dichiarato: “Il Covid ha segnato una generazione. Oggi non si può fare un film senza contestualizzarlo, come non si poteva farne uno nel 1946 senza parlare della guerra”.
Lo stesso si può dire di “Lamb” dell’islandese Valdimar Jóhannsson, molto applaudito giovedì sera al Rossetti e firmato dalla casa indipendente newyorkese A24 (“The Witch”, “Midsommar”). È la storia ancora di una coppia che vive isolata in una sperduta fattoria, che non ha figli ma che adotta una pecora mutante, metà animale e metà bambina, e che però sarà destinata a pagare questa sfida con una sorpresa finale che lascia a bocca aperta. Con una efficace fotografia sporca ed essenziale che mostra l’imperturbabile forza della Natura, “Lamb” è un’emozionante favola amorale che mette a confronto le debolezze dell’uomo con l’innocenza degli animali. Infine, oggi dalle 10 al Café Rossetti di Largo Gaber, sarà presentato l’universo dei “FantAutori” triestini. Introdotti da Fabio Pagan, interverranno gli scrittori Filippo Rossi, Roberto Furlani, Massimo Pandolfi, Andrea Martinis. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo