Fotocronaca dell’impresa di Fiume dagli album di chi seguì il Poeta soldato

La Leg di Gorizia pubblica il volume di Mimmo Franzinelli e Paolo Cavassini che hanno scavato in archivi pubblici e privati 

un reportage



Trecento fotografie parlano di ciò che accadde nei sedici mesi di vita dell’impresa di Fiume, dei suoi protagonisti e comprimari, saliti sul palcoscenico della Storia per cercare di realizzare un esperimento politico, sociale, istituzionale mai tentato prima. Ribelli, sindacalisti, futuristi, studenti, avventurieri, sognatori, arditi, repubblicani, tutti infatuati da una nuova, grande idea d’Italia, seguirono Gabriele d’Annunzio in una irripetibile esperienza esistenziale. La Reggenza del Carnaro finì nel sangue nel gennaio del 1921 e di lì a poco Benito Mussolini si sarebbe appropriato a piene mani delle parole d’ordine, dei riti e della mitologia “legionaria”, facendoli confluire nei gesti e nelle azioni della violenza squadrista.

Le 300 fotografie rappresentano il frutto delle ricerche di due storici: Mimmo Franzinelli e Paolo Cavassini le hanno scovate in archivi pubblici e privati ma soprattutto le hanno fatte emergere dagli album delle famiglie i cui nonni o bisnonni avevano seguito il “poeta soldato” nel suo appello all’azione. Ne è nato un libro edito dalla Leg di Gorizia che ha per titolo “Fiume, un racconto per immagini dell’impresa di d’Annunzio”. Nelle 240 pagine le immagini sono accompagnate da una dettagliata cronologia e da esaurienti spiegazioni su ogni “momento” di quei convulsi 16 mesi. Si va dagli “Argonauti del Carnaro”, ai “Disertori del Regio esercito”, a “Nitti, l’immondo Cagoia”, ai “Filibustieri futuristi”, al “Comandante”; vengono poi affrontati altri temi non meno significativi, come l’addestramento militare, le donne, la religiosità bellicista, l’internazionalismo dannunziano, il Natale di sangue e l’alalà funebre.

Le immagini costituiscono l’ossatura della ricerca di Mimmo Franzinelli che assieme a Paolo Cavassini, ha il grande merito di aver rovesciato la logica su cui sono stati realizzati altri volumi sull’impresa di Fiume. Alle fotografie finalmente viene riconosciuto il ruolo di “prove” e fonti della Storia, facendole uscire dal ruolo ancillare di figurine di un album, quasi le immagini rappresentassero un momento di relax nella lettura di questo o quel saggio. Ma non basta. I due autori hanno posto le basi per avviare una ricerca sui fotografi che puntarono i loro obiettivi sugli uomini in divisa, sulla vita dei legionari nelle caserme, sulle manifestazioni popolari, sui “visitatori”che raggiunsero in quei sedici mesi Fiume per cercare visibilità, spazio politico, consensi e applausi. Tra questi il futuro duce, Benito Mussolini, ripreso con un berrettaccio sul capo, a cui gli autori dedicano un capitolo del libro dal titolo il “fiumano riluttante.”

“I principali artefici delle immagini furono oltre al raffinato Antonio Anselmo, fotografo ufficiale del Comando, munito del lasciapassare per recarsi ovunque e in qualsiasi momento e il livornese Luigi Betti che firmava a mano le sue fotografie, spesso corredate dalla data e dai nomi dei personaggi raffigurati”. Questo scrive Franzinelli nella prefazione in cui cita anche i fotografi “fiumani” Francesco Slocovich, che aveva documentato anche il “prima di d’Annunzio” e Guglielmo Berger, giudicato “un onesto professionista specializzato in foto ricordo di gruppo”. Le loro immagini, artistiche o semplicemente artigianali, erano destinate a circolare in gran numero sotto forma di cartoline - ricordo: le acquistavano a decine i legionari e la stessa popolazione. Sono finite religiosamente in molti album da cui hanno attinto gli autori di questo volume. In primo luogo dalla collezione di Nicola Gabrielli di Bologna, in cui sono conservate numerose fotografie scattate da Antonio Anselmo: tra esse un ritratto di Luigi Rizzo, l”affondatore” delle corazzate austriache Wien e Santo Stefano; gli equipaggi volontari di un reparto di “auto mitragliatrici” che circondano affettuosamente Gabriele d’Annunzio; una immagine che riprende gli arditi in esercitazione, nel corso di un “balzo in avanti”. Mimmo Franzinelli va al di là di queste informazioni e sottolinea la presenza nell’ambito del Comando della città di Fiume di una “sezione fotografica”e di una “sezione cinematografica”. Questa testimonia una attenzione per l’immagine, fissa o in movimento.

Le 300 fotografie sono popolate nella stragrande maggioranza da uomini che indossano l’uniforme. Una testimone inglese racconta l’eccentricità di molti legionari: “Ogni uomo a Fiume sembra indossare una divisa disegnata espressamente per lui. Alcuni avevano la barba e si rapavano a zero il capo, così da assomigliare al Comandante. Altri si erano lasciati crescere enormi ciuffi di capelli che ondeggiavano davanti alla fronte e indossavano in equilibrio esattamente dietro alla testa un fez nero. Mantelli svolazzanti e sovrabbondanti, cravatte nere, erano universali e tutti - non escluse alcune donne – avevano con sé il pugnale romano”. Revolver, bombe a mano, braccia tese verso il cielo nel saluto poi adottato dal regime fascista. Le fotografie riprodotte sulle pagine, per quanto di dimensioni ridotte e prive del restauro oggi consentito dalla digitalizzazione, raccontano tutto questo. Trecento scatti, il Comandante, Fiume, i legionari, tutti racchiusi in una macchina del ricordo che le cannonate del Natale di Sangue e i cent’anni trascorsi dalla marcia da Ronchi, non sono riuscite a rimuovere dell’immaginario collettivo. —

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