Grand Hotel Miramare dove Massimiliano visse un tragico destino

il brano
philippe daverio
Strano tipo Massimiliano d’Asburgo (1832-1867). È il fratello cadetto dell’imperatore Franz Joseph, quello che sale al trono nel 1848, dopo il pasticcio delle rivoluzioni europee e dopo che la mamma Sofia ha chiesto al papa, Francesco Carlo, di abdicare. Massimiliano impara l’arte della Marina e poi, nel 1857, sposa Carlotta, la figlia del re del Belgio. Viene mandato in Lombardia per tentare un governo un po’ più morbido di quello del tremendo feldmaresciallo Radetzky, che aveva represso il’48, e vi si stabilisce. Fa in tempo ad assistere alla disfatta di Solferino e alla perdita dei possedimenti in Italia, poi si trasferisce a Trieste e si fa costruire il Castello di Miramare: la cartolina ufficiale della città, ma in realtà anche un curioso progetto architettonico che sembra essere una Babelsberg di Potsdam scoperta in ritardo dal mondo austriaco. Anche l’impostazione dei giardini ha qualcosa di curioso, perché mi ricorda un po’l’Orangerie berlinese, ma contemporaneamente pure gli allestimenti dell’isola Borromeo: c’è qualcosa di lacustre, di nordico e di mediterraneo insieme. Però in fondo, piu che un castello, il Miramare di Trieste è soprattutto un Grand Hotel per un unico cliente. L’interno sembra non tradire le promesse dell’esterno, con i lampioni decorati con gli ananas cari agli Asburgo e una lunga serie di ritratti di parenti, nessuno escluso. Nella biblioteca Massimiliano è vissuto in mezzo ai miti del suo mondo: Goethe, Dante, Shakespeare, Omero.
Ma come sempre i libri rivelano il vero carattere profondo del loro proprietario, e infatti qui trovo, fra gli altri, il Vocabolario del Geografo; la History of the Navy of the United States di James Cooper; Les Marins Illustres de la France di Léon Guérin; e il piu significativo di tutti: il dizionario telegrafico della kaiserliche und königliche Kriegsmarine, la forza navale dell’Impero austroungarico. La biblioteca dà sulla sala forse più intima della casa, una stanza bassa che riproduce perfettamente il quadrato dell’ammiraglia della flotta kakaonica, la nave Novara. Anche qui le finestre, come dal vero, guardano il mare e una porticina conduce a una piccola cabina, il vero luogo di riposo di Massimiliano, con un letto discreto e un delizioso bagnetto con vasca da bagno, lavandino e un tenerissimo vaso da notte anti rullio, come se fossimo in mare davvero. Ha avuto l’opportunità Massimiliano di abitare solo al primo piano del palazzo, perché il secondo è stato ultimato mentre lui era già in Messico. Ma è una testimonianza fantastica del sapore dell’epoca, con un gusto che sarebbe sbagliato definire solo kitsch: qui stanno nascendo alcune soluzioni di arredamento totalmente innovative. Il piano superiore del Castello di Miramare pare adattarsi più alla montagna e alla caccia che alla costa. E, come in una residenza californiana, abbonda di tutto, armature patocche comprese: sembra di essere nel Quarto potere di Orson Welles. Nella sala del trono, dove il trono è curiosamente una sorta di panchina, oltre al ritratto del padrone di casa ci sono alcuni mobili che valgono un’attenzione particolare, documenti fantastici di un’Austria che vorrebbe essere Roma. Il tutto in un ambito di gusto che innegabilmente oggi può essere ridiscusso, soprattutto quando si vede lo strepitoso letto che Napoleone inviò a Massimiliano come regalo di matrimonio, ma con dei dettagli che mi commuovono perché sono lezioni di arredo straordinarie: la passione per esempio della tenda della finestra che deve necessariamente toccare terra, perché solo così funziona da filtro termico. Poi una duplice curiosità: ai due lati della porta di fronte al letto, i ritratti del re d’Italia Vittorio Emanuele e del pontefice regnante, Pio IX, l’ultimo papa re. Il quale tra l’altro agli sposi aveva fatto un regalo di grande pregio: un tavolino con un piccolo mosaico romano, quello su cui lui, Massimiliano, firmò la sua drammatica condanna a morte. E poi, alle pareti, parenti d’ogni genere, come Francesco Giuseppe da giovane e Sissi, bellissima e piena di ansia. Molto più inquietante il ritratto della suocera, Louise d’Orleans, e, forse in una sorta di profezia, anche quello di Napoleone III. Dopo i disastri in Lombardia, Massimiliano si fece illudere dalle lusinghe dell’imperatore francese: essendo ormai senza lavoro, accettò di andare a fare l’Imperatore del Messico. Ci voleva tutto il gusto improbabile che vediamo nel Castello di Miramare per credere fino in fondo a quella discutibile offerta. Il suo governo del Messico sarà una pagliacciata politica che finirà in tragedia. Dopo due anni, una volta conclusa la Guerra di Secessione in America, gli Yankees vincitori invitano i francesi, per cortesia, a portare via le loro truppe. Massimiliano, rimasto solo, torna al governo, ma lo arrestano e viene fucilato. Anno domini 1867: l’imperatore del Messico muore, il capitale moderno batte i Sudisti. Quasi sicuramente si è imbarcato verso il Nuovo Mondo da Trieste, convinto forse di tornare trionfante al suo castello, mentre il suo viaggio lo ha portato a una finta gloria e a una vera morte. –
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