Il genio matematico che vide l’infinito

In sala la storia di Ramanujan, indiano autodidatta arrivato a Cambridge

ROMA. Quello che colpisce di questo film 'L'uomo che vide l'infinito’ di Matthew Brown, in sala dal 9 giugno con la Eagle Pictures, è la forza surreale della storia vera che racconta. Ovvero quella di Ramanujan (Dev Patel, “The Millionaire”), genio indiano della matematica, completamente autodidatta, che nel 1913 riuscì a partire, lui semplice e povero contabile, per il Trinity College di Cambridge. E questo grazie a una lettera inviata all'eccentrico professore, GH Hardy (Jeremy Irons) che poi divenne il suo mentore e lottò insieme a lui contro i pregiudizi verso un indiano che aveva la colpa più imperdonabile: quella di essere eccezionale. Srinivasa Ramanujan, morto a soli 33 anni nel 1920, non solo era un matematico geniale, ma aveva anche, tra le sue colpe, quella di essere autodidatta. Elaborava teorie matematiche senza alcun training formale, insomma non sapendo esattamente dimostrare come ci fosse arrivato. Lui diceva che quelle formule gliele dettava una dea Indù. Durante la sua breve vita, Ramanujan elaborò quasi 3900 risultati (per lo più identità ed equazioni). Sorprendentemente, gli appunti dell'ultimo anno di vita (quasi cento pagine) rischiarono di essere bruciati e furono salvati solo per caso. Questo «quaderno dimenticato» costituisce la base su cui oggi studiano fisici e matematici per elaborare la teoria delle stringhe, i buchi neri e la gravità quantistica.

Fin qui la sua difficile vita professionale. Peggio per lui quella privata. Ramanujan lascia infatti la sua famiglia, la sua comunità e la sua amata giovane moglie, Janaki (Devika Bhise) per arrivare, attraverso il mare (una cosa vietata dalla sua casta) fino all'Inghilterra. Qui sotto la guida di Hardy, il lavoro di Ramanujan si evolverà in modo tale da rivoluzionare per sempre la matematica. E questo nonostante le difficoltà di un mondo accademico che vuole a tutti i costi emarginarlo. In Inghilterra si ammala di tubercolosi e riuscirà a tornare nella sua amata India per morirvi dopo due anni. Nel cast del film, basato sul libro omonimo di Robert Kanigel (edito in Italia da Rizzoli) anche Stephen Fry e Toby Jones.

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