Il lessico e il genio delle donne per una visione femminista che dia priorità alle persone

Cresce, nonostante tutto (difficoltà, ostilità conservatrici, pregiudizi) il numero delle donne tra gli amministratori delle società quotate in Borsa: sono già il 40% in un’impresa su cinque e vanno aumentando, segno di profondi cambiamenti anche ai “piani alti” dell’economia. Una donna, Marta Cantabria, appena eletta presidente della Corte Costituzionale. Due donne, Ursula von der Leyen e Christine Lagarde, ai vertici della Commissione Ue e della Bce. Pesano sempre di più, le voci femminili, tra istituzioni ed economia. Meno, ancora, di quanto sarebbe giusto e utile. Ma comunque tanto da sollecitare ascolto, attenzione, collaborazione sincera.
Cosa dicono, le voci? Vale la pena leggere “Lessico femminile” di Sandra Petrignani (Laterza, pagg. 188, euro 18) per ricostruire, attraverso la letteratura, un mosaico di pensieri, emozioni, ricerche sincere sul senso della vita e della stessa condizione umana: “Capire qualcosa di più della mia stirpe, trovare il bandolo del nostro comune sentire femminile. Così ho legato la mia parola a quella di tante donne che mi hanno preceduta e nutrita, le scrittrici di cui possiedo libri sottolineati, appuntati, deformati. Amati. Virginia Woolf, Natalia Ginzburg, Annie Ernaux eri te Duras, Elsa Morante, Sylvia Plath, Ingeborg Bachmann, Anna Maria Ortese, Lalla Romano, Joyce Carol Oates, Nina Berberova, Karen Blixen, Clarice Lispector, Marguerite Yourcenar, Hannah Arendt. E tantissime altre. Ne ho seguito le orme, le ombre, le opere e i fatti della vita, per decifrare la tela di un pensiero e di un lessico nostri”. Il lettore, uomo, non può non esserle, d’un così straordinario racconto, profondamente grato.
Letteratura. E pensiero scientifico. Ne scrive Piergiorgio Odifreddi in “Il genio delle donne”, una “breve storia della scienza al femminile” (Rizzoli, pagg. 283, euro 18). Si comincia con Ipazia, astronoma e studiosa d’arti e scienze, nella Alessandria tra il IV e il V secolo, si finisce con l’iraniana Maryam Mirzakhani, due medaglie d’oro alle Olimpiadi della matematica. In mezzo, le illuministe madame de Chatelet e Sophie Germain, Marie Curie e Rita Levi Montalcini, l’astronauta Judith Resnik e la farmacista cinese Tu Youyou, premio Nobel per la medicina nel 2015. Intelligenze acute e versatili, capacità di lavoro e ricerca profondamente innovative. Le loro storie possono essere molto utili per tutte quelle ragazze (un numero crescente, per fortuna) che decidono di studiare le materie scientifiche, costruire nuove professioni e aprire inediti orizzonti.
Al di là di letteratura, scienza e finanza, bisogna puntare “su un nuovo femminismo antirazzista, ecologista, solidale”, sostiene la filosofa americana Nancy Fraser, autrice, insieme a Cinzia Arruzza, filosofa a New York e Tithi Bhattacharya, storica all’università dell’Indiana, di “Femminismo per il 99%” (Laterza, pagg. 84, euro 14), un “manifesto” che, accanto al “femminismo liberale”, insiste invece su “un femminismo che dia la priorità alle vite delle persone”, affrontando “l’oppressione di genere” in un orizzonte di capovolgimento degli equilibri economici e sociali. Un’idea radicale della politica e della società. Con cui confrontarsi criticamente.
“Dovremmo essere tutti femministi”, sostiene Chimamanda Ngozi Adichie (Einaudi, pagg. 56, euro 9). Scrittrice americana di origine nigeriana, vincitrice di prestigiosi premi letterari negli Usa, ispiratrice delle posizioni pubbliche della cantante Beyoncé e dell’attrice Emma Watson nel suo recente discorso sulle donne davanti all’Assemblea dell’Onu, la Adichie intende andare oltre gli stereotipi del femminismo del Novecento. E sostiene: “Vorrei che tutti cominciassimo a sognare e progettare un mondo diverso. Più giusto. Un mondo di uomini e donne più felici e più fedeli a se stessi. Ecco da dove cominciare: dobbiamo cambiare quello che insegnano alle nostre figlie. Dobbiamo cambiare anche quello che insegnano ai nostri figli”. Una riflessione che parte da una storia molto personale, tra Africa e Usa e cerca di indicare nuovi paradigmi di cambiamento culturale e sociale. —
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