Il Quartetto che incantava l’Impero

È un frammento emblematico di storia triestina quello emerso dagli archivi del Civico Museo Teatrale "Carlo Schmidl", dell'Accademia di Scienze e Arti di Zagabria, dell'Istituto di Musicologia dell'Università di Varsavia e ricostruito con cura certosina da un gruppo di lavoro coordinato dal triestino Massimo Favento. La storia del Quartetto Triestino appartiene al passato austroungarico di una città ricca di fermento culturale, quanto al periodo disgregante della Prima guerra mondiale: la lunga vita di questa formazione, unica per carattere pionieristico delle scelte di repertorio e per l'apprezzamento conquistato a livello internazionale, è iniziata nel 1898 ed è finita il 7 febbraio 1937, con la morte del suo carismatico primo violino Augusto Jancovich.
Il libro, edito da Lumen Harmonicum con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e altri enti pubblici e privati, viene distribuito in abbinamento a un progetto discografico realizzato dal Gruppo Strumentale Lumen Harmonicum: la prima incisione integrale assoluta dell'opera cameristica del compositore triestino Eugenio Visnoviz. Trii, quartetti e quintetti del compositore sono nati infatti pensando ai musicisti dello storico Quartetto e sulla scia di una fortunatissima tournée condivisa a New York nel 1922.
I cd evocano un percorso musicale che per i posteri non avrà mai un suono, dato che delle molte esibizioni del celebre Quartetto non esistono incisioni. Le settecento pagine della monumentale monografia servono quindi a far immaginare le capacità di questi musicisti attraverso testimonianze e documenti raccolti, trascritti e accompagnati in questa ricostruzione da belle e a volte curiose foto d'epoca, immagini di programmi di sala e edifici nei quali si è svolta l'attività del Quartetto.
La formazione storica definitiva fu quella composta da Augusto Jancovich, Giuseppe Viezzoli, Manlio Dudovich e Dino Baraldi, quattro nomi che da soli riassumono la multiforme triestinità del gruppo che nasce anche da radici "formative" ebraiche (quasi tutti erano allievi di Alberto Castelli) e ne rappresenta il caratteristico composto autoctono di etnie diverse. Senza contare che nella formazione degli esordi figuravano anche il violista Eugenio Ballarini, figlio del pittore Enea, e Alberto Luzzatto al violoncello, costretto poi a cedere il passo alle ambizioni artistiche e al potenziale di un Quartetto che superava ampiamente il livello del “Musizieren” amatoriale.
Mitteleuropeo nell'anima, il Quartetto deriva da un contesto di matrice tedesca, legato allo Schiller Verein di Trieste e appartiene a questo mondo anche per scelte artistiche e contatti. Prime esecuzioni di opere di Debussy, Ravel, Schönberg, Pizzetti e l'integrale dei quartetti di Beethoven (eseguito per ben tre volte) sono scelte che fanno di questa formazione un esempio unico nel panorama italiano.
Le spaccature create dal periodo bellico nel tessuto cittadino colpirono il Quartetto nella superficie, non nell'essenza: alcuni musicisti furono richiamati nell'esercito austriaco, altri scelsero l'Italia. Ma alla fine della Guerra le scelte personali non turbarono il comune desiderio di far musica insieme.
Secondo il curatore della pubblicazione, Massimo Favento, questo episodio è un «segno della mentalità triestina e della sua capacità di guardare pragmaticamente al momento presente. Il tessuto culturale della città era nonostante tutto ancora pronto a sopportare pressioni esterne, sia politiche che culturali. Ma la Seconda guerra mondiale farà perdere alla città questa dimensione e questa eredità, come anche lo slancio verso l'esterno. Il Trio di Trieste sarà nel secondo dopoguerra l'unico gruppo capace di rinnovare questa esperienza».
Due ampi contributi in inglese testimoniano nella monografia la popolarità del Quartetto Triestino come ospite frequente del Musikverein di Zagabria e nelle apprezzatissime tournèes in Polonia, soltanto una piccola parte della fortuna internazionale che Carlo Schmidl riassume parlando di uno «squisito complesso acclamato non soltanto a Trieste, ma a Roma, Bologna, Milano, e molte altre città del Regno, in Olanda, Germania, America, a Vienna, in Egitto, Polonia, quale uno dei più artistici ed omogenei Quartetti italiani».
Di Augusto Jancovich si dice fosse «il maggior violinista che avesse Trieste» e certamente lo prova il fatto che fu primo violino alla Konzerthaus di Vienna, oltre che spalla del Teatro Comunale di Trieste, se non bastassero i numerosissimi concerti da solista e le entusiastiche critiche sulle sue geniali interpretazioni. Come docente fu anche padrino artistico di giovani talenti tra i quali Albertina Lovrich, mamma di Giorgio Strehler.
Oltre al concertismo, i quattro maestri ebbero un ruolo importante nello sviluppo di alcune fondamentali istituzioni musicali cittadine, dal Conservatorio Musicale, del quale erano docenti, alla Società dei Concerti.
Sono moltissimi gli stralci di giornali locali ed esteri raccolti nella monografia: riviste specializzate e quotidiani, tra i quali ovviamente non mancano “Triester Zeitung”, “Il Piccolo” e “L'Indipendente”, a formare un minuziosissimo diario di una carriera. Paolo Rumiz, Gianni Gori, Renato Zanettovich, un giornalista, un critico e un musicista firmano l'introduzione alla monografia, quasi eredi simbolici delle categorie che, in mancanza di materiale audio e video, hanno perpetuato la memoria di questa grande avventura musicale.
I musicisti del Quartetto invece non parlano mai, fatta eccezione per uno sfogo di Jancovich nel '32 sulla crisi musicale della città, dilaniata da un difficile dopoguerra e dalla crisi economica.
Alla luce di uno spartiacque fondamentale per la storia triestina, la monografia fa scorrere lungo le pagine una domanda: «L'evento bellico portò più vantaggi o svantaggi a Trieste e ai suoi Musicarioi?» (come i quartettisti erano soliti essere chiamati tra colleghi). A ognuno la propria risposta, che concretamente può essere ormai utile soltanto all'analisi storica. Al libro va, invece, il merito di aver riempito uno spazio importante nello scaffale degli studi sull'eredità musicale della città di Trieste.
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