Il sogno di Romitelli compositore goriziano che scolpiva le note

di Giovanna Pastega «Al centro del mio comporre c'è l'idea di considerare il suono come una materia in cui sprofondare per forgiarne le caratteristiche fisiche e percettive: grana, spessore,...
Di Giovanna Pastega
1925 --- Guitar and Newspaper by Juan Gris --- Image by © The Gallery Collection/Corbis
1925 --- Guitar and Newspaper by Juan Gris --- Image by © The Gallery Collection/Corbis

di Giovanna Pastega

«Al centro del mio comporre c'è l'idea di considerare il suono come una materia in cui sprofondare per forgiarne le caratteristiche fisiche e percettive: grana, spessore, porosità, luminosità, densità, elasticità. Quindi scultura del suono». Così Fausto Romitelli, il viscerale e visionario compositore goriziano considerato uno dei talenti più innovativi della musica classica contemporanea definiva il suo rapporto con la creazione musicale. Morto prematuramente nel 2004 a soli 41 anni questo geniale "scultore di suoni" per tutta la sua breve e intesa vita andò alla ricerca di quel particolare timbro sonoro per cui la creazione musicale diventa «sintesi strumentale, anamorfosi, trasformazione della morfologia spettrale, deriva costante verso densità insostenibili, distorsioni, interferenza».

Grazie alla volontà della famiglia l'Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini di Venezia riceverà l'intero archivio personale del compositore, diventato sempre di più dopo la sua morte una figura di fondamentale rilevanza nel panorama musicale italiano e internazionale. «A disposizione di studiosi e ricercatori - spiega il direttore Gianmario Borio - circa duemila tra schizzi e abbozzi musicali, nei quali si potranno leggere le diverse fasi del lavoro compositivo di Romitelli e che consentiranno di ricostruire la genesi delle sue opere come anche di approfondire l'evoluzione del suo pensiero, in cui molto rilevante è la dimensione europea connessa sicuramente alla sua terra d'origine».

«Negli ultimi anni della sua vita - continua Borio - Romitelli come Shubert ha avuto un'accelerazione compositiva eccezionale. Oltre alle stesure autografe dei lavori più noti, qui avremo a disposizione composizioni giovanili inedite, partiture annotate, carteggi, programmi di concerti e una collezione di registrazioni sonore. Per la prima volta anche un computer, ormai strumento di lavoro per eccellenza in campo musicale, i cui contenuti informatici saranno analizzati e resi fruibili da tecnici super specializzati».

Nato a Gorizia nel 1963, Romitelli si diploma in composizione al Conservatorio di Milano e al contempo frequenta i corsi di perfezionamento all'Accademia Chigiana con Franco Donatoni. Poi nel '91 la grande svolta: si trasferisce a Parigi per studiare le nuove tecnologie dell'informatica musicale all'Ircam, il prestigioso istituto fondato negli anni '70 da Pierre Boulez. Qui le ricerche della corrente "spettralista" e in particolare del gruppo di compositori de "L'Itinéraire" avranno un ruolo fondamentale nella definizione dei tratti distintivi della sua personalità musicale: la tendenza a corrodere e saturare il suono concepito come materia da forgiare, l'utilizzo sistematico di processi di ripetizione, l'integrazione di sonorità di provenienza non accademica come il rock psichedelico e la musica techno.

L'immaginario musicale di Romitelli non a caso è ricco di suggestioni letterarie che esplorano la zona-limite del sogno, dell'allucinazione e della trance, come nel capolavoro Professor Bad Trip per ensemble ed elettronica fondat. o sulla lettura di un testo di Henri Michaux. Altre opere trarranno invece ispirazione dalla pittura di Francis Bacon da lui molto amato o dal cinema. Non a caso l'ultima sua composizione, An Index of Metals, sarà una video-opera.

«Mio fratello - racconta Valentina Romitelli - era l'opposto della sua musica, sempre così pregna, complessa, piena di pathos e sensualità. Lui invece era sempre allegro, leggero, molto tranchant nei confronti della vita, persino della sua della malattia».

«Con una parola - continua Valentina - ti riportava a terra. Era una persona colta e profondissima, ma nel rapporto con le persone era sempre simpatico, spiritoso, insomma non se la tirava per niente. Dell'artista aveva la tipica distrazione cronica, era maldestro e privo di senso pratico tanto che non ha mia preso la patente. Era capace di partire senza chiavi di casa e tornare con due scarpe diverse. Quando era concentrato nella sua musica non esisteva altro. Era estremamente serio nel suo lavoro quanto ferocemente critico e autocritico. Amava vivere, stare con gli amici, tirare tardi, ma soprattutto amava le donne, non perdeva mai l'occasione di un'uscita se c'era qualche bella violoncellista. Se amava però lo faceva sul serio».

Quando componeva, ricorda ancora la sorella, la gestazione era sempre lunghissima, tutto lo stimolava: libri, film, esperienze. Questa fase preliminare a volte si prolungava fin troppo, così si ritrovava con tempi di consegna strettissimi. Nell'ambiente era conosciuto per consegnare all'ultimo istante. Allora si buttava a capofitto componendo giorno e notte, lavorando come un pazzo, facendo le ore piccole. Provava e riprovava perché non era mai contento. «Io - racconta Valentina Romitelli - che ho vissuto lunghi periodi con lui facevo come il re con Mozart, gli dicevo che nei suoi spartiti c'erano troppe note e lo spronavo a concludere, ma lui voleva curare tutto alla perfezione. La sua scrittura era molto laboriosa, impegnativa e in genere molto difficile da eseguire. Al termine di un lavoro mi chiedeva sempre: "è bello o brutto?". Lui voleva il giudizio di un orecchio non esperto, perché era fondamentale che la sua musica arrivasse alla gente».

Per quanto complessa e difficile fosse la sua creazione, ricorda ancora la sorella del compositore, doveva anche essere bella. Era convinto che ci fosse ancora molta strada da fare nell'educazione all'ascolto. Anche la musica doveva fare dei passi avanti, saltare certe barriere: per questo amava utilizzare come materia delle sue composizioni anche certa musica rock, che giudicava bellissima. Gli piacevano i Led Zeppelin, i Doors e i Pink Floyd. Era molto critico verso certe composizioni troppo accademiche tanto che per scherzare lui e suoi amici spesso facevano la "schifo-parade", creavano cioè la classifica dei brani più brutti di musica contemporanea.

Romitelli era poi un lettore accanito, leggeva tre quattro libri per volta mettendoli in stanze diverse. Aveva una conoscenza enorme di tutta la letteratura francese, russa e americana, fantascienza inclusa. Ed era un lettore onnivoro: una delle sue ultime letture è stata l'Autobiografia di Casanova.

«È stato un figlio e un fratello molto affettuoso - dice Valentina Romitelli -, uno di quelli che chiamava casa tutti i giorni. Era anche molto legato alla sua città. Viaggiava tanto per lavoro ma tornava sempre a Gorizia per comporre. Per il suo lavoro era la città ideale. Inoltre è grazie a Gorizia che è iniziata la sua vocazione musicale. Quando eravamo ragazzini c'erano un sacco di scuole di musica e di cori in città, si può dire ci fosse un'educazione musicale diffusa». «Abbiamo cominciato prima io e poi lui a suonare il piano - ricorda Valentina -, ma a differenza mia Fausto già a 13 anni componeva. Era proprio un talento naturale, che i miei genitori hanno sempre incoraggiato e sostenuto. Riordinando le carte che abbiamo donato alla Fondazione Cini abbiamo trovato le tracce in embrione di un'opera che prima di morire voleva comporre ispirata ad un testo di Bataille».

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