Jarmusch corre per la sua prima Palma d’oro

Ma la giuria potrebbe preferire “Toni Erdmann” della tedesca Maren Ade, tra le attrici se la giocano Sonia Braga e Sandra Hüller
Di Beatrice Fiorentino
Actress Sandra Huller poses for photographers during a photo call for the film Toni Erdmann at the 69th international film festival, Cannes, southern France, Saturday, May 14, 2016. (AP Photo/Lionel Cironneau)
Actress Sandra Huller poses for photographers during a photo call for the film Toni Erdmann at the 69th international film festival, Cannes, southern France, Saturday, May 14, 2016. (AP Photo/Lionel Cironneau)

CANNES. Piacciono gli ultimi due film in concorso al Festival di Cannes: "Forushande" di Asghar Farhadi e "Elle" di Paul Verhoeven, entrambi i registi per la seconda volta in corsa per la Palma d'Oro.

Il regista iraniano premio Oscar nel 2012 con "Una separazione", giunto al settimo film, torna a girare in Iran e anche stavolta si trattiene all'interno di un nucleo familiare: una coppia il cui equilibrio è compromesso da un'aggressione ai danni della donna. Drammaturgia solidissima e tensione sempre accesa nell'indagare le dinamiche dei rapporti umani, per finire in un dilemma morale che coinvolge i protagonisti (in particolare il marito in cerca di vendetta).

Anche Isabelle Huppert, protagonista dell'adattamento cinematografico del romanzo "Oh…" di Philip Djian, è vittima di un'aggressione all'inizio di "Elle". Ma l'ultrasettantenne regista olandese, che ventiquattro anni fa in "Basic Instict" lanciava Sharon Stone nell'empireo delle star con il suo chiacchieratissimo incrocio di gambe, non sceglie il registro realistico di Farhadi. Al contrario, realizza una commedia noir divertente e scura, sorprendente per la disinvoltura con cui mette insieme registri tanto diversi (schivando sentimentalismo e il melodramma), ma soprattutto per la presenza di una protagonista memorabile, lontana anni luce da qualsiasi cliché femminile.

Erano gli ultimi dei ventuno titoli in gara in un'edizione ricca di star e di autori affermati, non sempre all'altezza delle attese. Moltissime le protagoniste femminili, numerose anche le storie ambientate in milieu familiari problematici, alcuni simmetrici rimandi tematici tra film pur diversissimi tra loro (la natura del desiderio, l'incomunicabilità nella società contemporanea, i principi etici e morali messi in discussione di fronte a questioni individuali).

Difficile, terribilmente difficile, individuare in questo concorso tutto sommato omogeneo, i nomi che tra poche ore finiranno nel palmarès della giuria presieduta da George Miller. La critica internazionale scommette su "Toni Erdmann", commedia esistenziale della tedesca Maren Ade che guida la classifica di "stellette" su "Screen", seguito a ruota da "Paterson" di Jim Jarmusch, autore consolidato che, dopo dieci presenze sulla Croisette, potrebbe finalmente festeggiare la sua prima vittoria. Difficile, vista l'accoglienza, che la scelta ricada sul ventisettenne Xavier Dolan ("Juste la fin du monde"), che un pensierino lo aveva fatto due anni fa per "Mommy", anche se non è da escludere che il suo stile vitale, tra il melodramma e il pop, possa comunque convincere la giuria. Per la stessa ragione si rumoreggia anche su "American Honey" di Andrea Arnold, pieno zeppo di giovani on-the road che potrebbero incontrare il favore del "padre" di Mad Max, finendo nell'elenco dei premiati (magari per la regia). Se non proprio la Palma, almeno il premio della giuria o la Palma per la migliore sceneggiatura, potrebbe andare a uno dei due film rumeni, "Sieranevada" di Cristi Puiu e "Bacalaureat" di Cristian Mungiu, entrambi tra le cose migliori del concorso, senza dimenticare Farhadi e Verhoeven, comunque premiabili.

Migliore attrice quasi certamente Sonia Braga, sessantenne pasionaria in "Aquarius" di Kleber Mendonça Filho, ma la Sandra Hüller di "Toni Erdmann" e Isabelle Huppert potrebbero darle filo da torcere (in particolare la seconda, che così assicurerebbe almeno un riconoscimento "in casa"). Più complicato individuare un attore di spicco, la scelta potrebbe ricadere su Adrian Titieni, attore teatrale rumeno molto apprezzato in patria, protagonista in "Bacalaureat" di Cristian Mungiu o sull'intramontabile Fabrice Luchini di "Ma Loute", firmato da Bruno Dumont.

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