Kawakami, la diva nipponica sotto le luci rosse

UDINE. La seducente attrice giapponese Kawakami Nanami, famosa anche come interprete di film per soli adulti, e il suo connazionale Shibukawa Kiyohiko, divo nipponico con all’attivo più di sessanta pellicole di successo, hanno tenuto banco ieri agli incontri del Far East Film Festival. “Grazie Udine!” ha esordito l’attore, sottolineando di aver apprezzato molto l’ospitalità, «i cibi e anche le bevande squisite» del Friuli, «ottimi perché – ha scherzato – visto che oggi sto bene anche se ieri ne ho fruito in abbondanza». Lui e la giovane Kawakami, insieme con il regista Uchida Eiji, hanno incontrato il pubblico che li ha accolti con un’ovazione dopo averli visti in “Lowlife Love”, “black comedy” sulla cinematografia indipendente giapponese. «Da noi è difficile coinvolgere direttamente gli attori e le attrici che sono di solito gestiti dai manager», ha confessato il regista, che per questa pellicola indipendente prodotta da Adam Torel (pure lui presente all’incontro), ha voluto, invece, far leggere il copione al divo Shibukawa, ed è orgoglioso che l’attore l’abbia scelto liberamente e di persona. «Un film che rispecchia la mia vita e la mia esperienza», ha raccontato la bellissima attrice. «Anche a me, esattamente come accade nella storia qui raccontata – ha spiegato - è capitato di essere scoperta e rimproverata da mio fratello dopo aver interpretato un film a luci rosse». Focus anche sul cinema filippino con il regista Mario Cornejo, autore di “Apocalypse Child”, bel lavoro intorno al surf, girato su una spiaggia. Cornejo l’ha presentato insieme con i simpatici e affascinanti attori protagonisti Sid Lucero e Annicka Dolonius e la produttrice. «Il surf prima che Francis Ford Coppola girasse ‘Apocalypse Now’ nelle Filippine era sconosciuto da noi», ha detto il regista, parlando delle influenze coloniali su un Paese che sta ancora lottando per costruire un’identità culturale propria. Oggi viaggio tra generi e nazionalità diverse: dal grido ribelle di “Ten Years”, opera collettiva firmata dai cinque giovani film maker di Hong Kong, alle visioni d’autore di Hashiguchi Ryosuke, con la prima italiana di “Three Stories of Love”. E poi “The Cambodian Space Project” e “The Mobfathers”, il nuovo gangster movie di Herman Yau con le star hongkonghesi Chapman To e Anthony Wong.
Alberto Rochira
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