La Festa del libro batte il maltempo e sfonda i centomila
Chiusa la kermesse con oltre cinquecento autori ospiti Ieri l’ex modella Dauxerre, Eriksen, Buttafuoco e Abbate

inviato a PORDENONE. Uno schiaffone al mondo dorato della moda. Lo ha assestato una ragazza ventenne, carina e sorridente, ieri nella giornata conclusiva di Pordenonelegge. Ed è stata la confessione a viso aperto dell’ex modella francese Victoire Dauxerre di quanto dispotico, pericoloso e finto sia l’ambiente delle sfilate e degli abiti firmati dai grandi stilisti, ad aggiungere un brivido in più, in stile editoria di denuncia, alla diciottesima edizione di un festival strapieno di eventi.
Dire con esattezza quanti spettatori abbiano affollato in questi giorni Pordenonelegge è come giocare un terno al lotto. Per gli organizzatori potrebbero sfiorare la cifra dell’anno scorso, cioè tra i 120 e i 150 mila. Anche se qualcuno sostiene che un paio di acquazzoni di troppo abbiano assottigliato la presenza agli eventi. Certo è che quest’edizione, che sancisce la maggiore età della rassegna, ha chiamato a raccolta oltre 500 autori, assistiti da un battaglione di 236 “angeli” sempre pronti a risolvere qualsiasi problema. Ma soprattutto, con grande soddisfazione della Fondazione e dei tre direttori artistici, ha chiamato a raccolta un bel po’ di sponsor in più. Tanto che il budget raccolto con i finanziamenti dei privati nel 2017 supera il 50 per cento.
Ormai Pordenonelegge è un evento di portata nazionale, con molti eventi che vanno ben al di là dei confini d’Italia. Tanto per dire,
Juan Diaz Canales
e
Rubén Pellejero
hanno scelto di presentare qui in anteprima mondiale la nuova storia di Corto Maltese “Equatoria” (Rizzoli Lizard). E David Leavitt ha lasciato la Florida, sfidando l’uragano Irma, non per venire a presentare un suo nuovo libro ma per dialogare con
Ottavio Cappellani
, molto amato in America con il suo personaggio Lou Sciortino, sul nuovo romanzo “Sicilian comedy” (Sem editore). «L’anno prossimo dovrebbe ritornare, e allora sì che parlerà della nuova opera», ha anticipato Gian Mario Villalta.
E se altrove grandinavano chicchi come palline da ping pong, Pordenonelegge ha chiuso con il sole un’intensissima giornata di incontri. In cui si è materializzata, come un angelo che ritorna dall’inferno, l’ex top model francese
Victoire Dauxerre
. Intruppata nel mondo delle sfilate quand’era ancora una ragazzina, ha voluto strappare la maschera alla mitizzata haute couture scrivendo il libro “Sempre più magre” (Chiarelettere). Una denuncia fortissima di come ragazze, spesso minorenni, siano costrette a condurre uno stile di vita molto simile a quello delle schiave.
«Se vuoi sfilare, non devi mai andare oltre la taglia 36, al massimo la 38 - ha detto Victoire Dauxerre -. Questo significa che puoi passare giornate intere mangiando soltanto tre mele, o qualche biscotto. Ragazze alte 1 metro e 80 non pesano più di 47 chili». Le modelle vengono reclutate per strada: «Io avevo 17 anni, ma le preferite sono quelle di 14. Non esito a definire la vita che fanno fare a queste ragazze molto simile a quella delle schiave della prostituzione. Spesso vengono organizzate serate ambigue dove le top model devono sfilare seminude davanti a uomini maturi e danarosi. Finisce che ci si rifugia nella droga, oppure cominciano i disturbi alimentari gravi come l’anoressia». Adesso Victoire studia all’Accademia d’arte drammatica di Londra e sogna di diventare attrice: «Ho fatto dei provini con grande entusiasmo. Almeno lì non mi hanno trattata come un corpo senza cervello». La moda ha risposto al suo libro con un silenzio assoluto.
E anche se un festival, con la sua ansia di gigantismo, non è forse il luogo adatto per invitare il nostro mondo a rallentare, a ridimensionarsi,
Thomas Hylland Eriksen
non ci ha pensato due volte a lanciare il suo messaggio pieno di preoccupazione e di speranza da Pordenonelegge. Come spiega bene nel suo nuovo saggio “Fuori controllo” (Einaudi), presentato ieri.
Basterebbero pochi numeri. Il flusso di turisti negli aeroporti, negli ultimi decenni, è schizzato da 200 milioni a un miliardo. E le foto scattate da tutti noi, nell’intervallo tra il 2010 e il 2015, hanno superato addirittura il trilione. Facendo accelerare in maniera esponenziale il nostro modo di guardare la realtà. «Indubbiamente è aumentato il progresso, viviamo tutti di più perché curiamo molto la nostra salute - ha detto il docente di Sociologia all’Università di Oslo -. Eppure, dobbiamo stare attenti a non correre verso la catastrofe. Bisogna fermare i poteri forti, gli Stati che sfruttano il pianeta soltanto per i propri interessi come Usa e Cina. Ma anche le multinazionali».
Certo, non è facile trovare soluzioni condivise. Anche perché, ad adempio, gli accordi di Kyoto sull’inquinamento sono rimasti soltanto buone intenzioni fissate sulla carta. «Bisognerà ripartire da una politica strutturata a livello locale. Da un tipo di economia che tenga conto del territorio, dei prodotti e delle risorse che fornisce. Facendo sempre attenzione che questa microgestione delle cose non generi nuove forme di nazionalismo, di populismo». Indispensabile, secondo Eriksen, è riuscire a convincere il mondo economico che non si può pensare «soltanto a un élite di persone ricche, ma costruire un futuro per chi verrà dopo di noi».
Sì, ma che futuro sarà se anche l’Italia pensa di riempire le case di armi? E di permettere alla gente che si difenda da sola dai criminali? Uno scenario decisamente inquietante, tratteggiato da
Pietrangelo Buttafuoco e Carmelo Abbate
nel libro “Armatevi e morite. Perché la difesa fai da te è un inganno (e non è di destra)”. I dati parlano chiaro: «In America ci sono 88,8 armi ogni cento abitanti e i morti ammazzati sono 22 mila, a fronte di una situazione completamente diversa in Giappone: 0,6 armi per cittadino e 11 morti ammazzati», hanno detto i due giornalisti-scrittori. Questo significa che un Paese dove i corpi preposti alla sicurezza lavorano bene non c’è bisogno di autorizzare la gente alla legittima difesa. «La politica non può scegliere facili scorciatoie demagogiche e populiste. Deve prendersi le proprie responsabilità».
La forma più organizzata di difesa fai-da-te è quella messa a punto dalle varie mafie. «Nei territori della ‘ndrangheta i cittadini si sentono molto al sicuro. Ovviamente se pagano il pizzo e si inchinano alle regole della malavita. Forse lo Stato dovrebbe ricominciare a essere presente in maniera serie sulle strade.
Nei parcheggi di notte, dove la sicurezza delle donne è minacciata dai violenti. Credo che un medico non farebbe mai posto nel suo ordine professionale a uno stregone o a una fattucchiera. E allora perché dovremmo tollerare che i cittadini si armino?».
Debuttante assoluta a Pordenonelegge,
Francesca Martinelli
, l’artista friulana che vive a Trieste, ha messo in scena una performance fatta di parole, suoni e disegni a Palazzo Badini per presentare la seconda parte dei suoi “Ex voto” (Franco Puzzo Editore). Un viaggio in un mondo ancestrale, che coabita con il nostro, in cui la poesia diventa narrazione di destini possibili.
Lasciando che il richiamo arcano della vita e dell’immaginazione si unisca alla fantasia, alla creatività. Fasciata da un abito-scultura, l’autrice ha recitato una selezione dei suoi testi, proponendo un percorso molto vicino a quello del teatro d’avanguardia. Infatti, non a caso, lei stessa ha lavorato con Loriana della Rocca, allievo del grande pittore, scenografo e regista polacco Tadeusz Kantor.
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