La storia di Trieste si può vedere in streaming nei filmati d’archivio dell’Istituto Luce

Per la campagna #IoRestoaCasa sul portale dell’ente a disposizione gratuita migliaia di video dagli anni Venti in poi
Il pugile Tiberio Mitri e l’attrice Fulvia Franco. Negli archivi dell’Istituto Luce ci sono diversi filmati su di loro.
Il pugile Tiberio Mitri e l’attrice Fulvia Franco. Negli archivi dell’Istituto Luce ci sono diversi filmati su di loro.

Paolo Lughi

“Questa è la storia di un uomo segnato da un’immagine dell’infanzia”. Con queste parole di un narratore fuori campo in una Parigi postapocalittica del futuro, inizia “La Jetée”, il film di Chris Marker che nel 1963, al primo Festival della fantascienza di Trieste, ottenne l’Astronave d’oro da una giuria che includeva un giovane Umberto Eco. “A Orly, la domenica, i genitori portano i figli a guardare gli aerei decollare – prosegue la voce off - Di quella domenica, il bambino di cui vi raccontiamo la storia avrebbe ricordato a lungo il sole fisso, e un volto di donna. Nulla distingue i ricordi dagli altri pensieri, solo più tardi si fanno riconoscere”.

Perché abbiamo rievocato quel capolavoro “triestino” sul tema della memoria che è “La Jetée”? In questo periodo in cui siamo chiusi in casa scrutando il futuro, ecco che il nostro passato - come accade in quel film - potrebbe esserci d’aiuto. Ricordare come eravamo per capire chi siamo, e magari per suggerirci chi saremo. Ne “La Jetée” il protagonista, fra i sopravvissuti alla terza guerra mondiale, viene spedito nel passato per cercare di cambiare il corso della Storia. Un paradosso temporale che ispirerà tanta fantascienza e in particolare il film “L’esercito delle 12 scimmie” di Terry Gilliam, dove Brad Pitt che viaggia nel passato è tra i sopravvissuti a un virus letale.

E in questi giorni di emergenza, per rovistare nei ricordi nostri e dei nostri genitori e nonni, una delle iniziative più belle è quella dell’Istituto Luce, che aderendo alla campagna nazionale #IoRestoaCasa promossa dal Ministero per i beni culturali, porta gratuitamente sui pc degli italiani migliaia di ore di vecchi filmati, molti dei quali pubblicati per la prima volta. La “macchina del tempo” in questo caso è il portale archivioluce.com, uno dei più vasti archivi visivi d'Europa, che attraverso i suoi 80.000 filmati e 400.000 fotografie online, può diventare adesso un prezioso strumento di riflessione e compagnia.

Naturalmente anche per i triestini. Con una semplice operazione di ricerca in questa miniera online, è possibile accedere a decine di pagine di video in streaming collegati alla voce Trieste, che raccontano gli episodi più importanti o più curiosi della città dagli anni Venti in poi.

E se c’è un “volto di donna” che emerge nei ricordi filmati di Trieste, è quello di Fulvia Franco, star indiscutibile della nostra memoria audiovisiva collettiva, bellissima Miss Italia nel 1948, poi sposa del campione Tiberio Mitri, poi ancora attrice in una cinquantina di film, spesso accanto a Totò. La vediamo ad esempio raggiante in “Fiori d’arancio”, la Settimana Incom del 19 gennaio 1950 che mostra il giorno delle nozze: “Fin dal mattino una transenna umana orna le vie di Trieste – commenta enfatico lo speaker con metafore pugilistiche – La polizia cerca di impedire che la gente faccia alla boxe per vedere il corteo nuziale di Mitri. Battuti ai punti i più famosi matrimoni del secolo”. Sempre del ’50 è il filmato Incom “Mitri in viaggio con la moglie verso Trieste”, stavolta muto, dove i due bellissimi sono ripresi in treno mentre leggono o scherzano come una coppia qualsiasi. Ma commuove alla stazione la corsa di lei verso la madre, col fazzoletto che poi sembra asciugare lacrime vere anche per un’attrice. E c’è il video curioso “Il bar del famoso pugile Tiberio Mitri” del gennaio ’52, l’anno in cui i due si trasferiscono a Roma per buttarsi nell’avventura nel cinema. “La bella triestina è al registratore di cassa, e con sorrisi simili i clienti non possono mancare”, ammicca lo speaker, mentre il campione e la miss si producono in sketch per gli avventori, e uno di loro è inseguito da Mitri perché non ha pagato il conto.

L’altra star nostrana dei documenti Luce è sicuramente la Bora, “la sfrenata visitatrice degli inverni triestini”, protagonista di periodici resoconti in cui le scene spettacolari e la cronache allarmanti (due morti e 221 feriti il bilancio del febbraio ‘54) sono mitigate da commenti spiritosi: “I vigili invidiano la stabilità dei monumenti”. Oppure: “Non mancano che le foche e i pinguini per un perfetto paesaggio polare”. Oppure ancora: “Bisognerebbe che qualche musicista assistesse a queste riprese, potrebbe pensare a un bellissimo balletto degli ombrelli, che diventano sotto la bora creature animate, anche loro scosse, contorte e battute da questo ciclone inarrestabile”.

Le immagini della Trieste d’epoca nell’Archivio del Luce sono state già esplorate in passato. I primi a raccontarle sono stati Pietro Spirito ed Enzo Kermol, nel 1992, con il volume “Trieste nelle immagini dell’Istituto Luce” (Mgs Press), e di recente ne ha scritto Daniele Terzoli nel libro “Trieste e il cinema”, pubblicato da Il Piccolo. Può partire ora la caccia ai filmati inediti, tenendo conto che i periodi più ricchi restano quelli degli anni ’30, quando il Luce era “l’arma più forte” della propaganda fascista e la città veniva rinnovata, e gli anni ’50, quando la “questione di Trieste” era al centro dell’attenzione patriottica dell’Italia liberata.

Tra i documenti di questi due periodi, spiccano per drammaticità “Il Duce a Trieste” del settembre ’38, con la visita che incluse l’annuncio delle leggi razziali, dal commento roboante, e quello invece muto sulle giornate del novembre ’53 con gli scontri fra triestini e polizia angloamericana, dove ogni propaganda lascia invece il campo alla nuda realtà dei fatti. —

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