L’amore inquieto di Zeno e Anna è un “Essere temporale” senza fine

Nel nuovo libro dello scrittore triestino Mattia Ollerongis il contrastato rapporto di due amanti alle prese con le trappole del sentimento



“Lui si chiama Zeno e lei Anna. Non a caso due nomi della “Coscienza” di Svevo. Infatti il nuovo libro di Mattia Ollerongis sceglie di introdurci alla sua trama con una seduta psicoanalitica. Il titolo è “Essere temporale” (Sperling & Kupfer, pagg. 208, euro 16,90) e già capiamo che sarà un testo votato all’inquietudine. Inquieta è Anna, bella ragazza dai capelli cobalto. Soprattutto un tipo diretto, franco, fin troppo, al limite del cinismo. Lui al contrario è dolce, tollerante, romantico e ha fede in quegli assoluti a cui Anna non crede da tempo. Ovviamente scatta la scintilla, gli opposti si attraggono. Ma sotto c’è di più. Zeno in fondo è uno che si innamora sempre – o quasi – nonostante sia un tipo introverso, poco incline a parlare di se stesso, ma quando si tratta di battiti emotivi non si tira indietro. Anna si è innamorata una sola volta, da giovanissima, dopo di che, a causa del fallimento di quella relazione, ha scelto di chiudere le porte ai sentimenti e pensare solo alla sua carriera di cantante. Ollerongis scandisce i capitoli in base alla cronologia delle emozioni. Così se all’inizio possiamo contare quanti giorni manchino al loro primo incontro, subito dopo la conta diventa crudele, ovvero quanto manca affinché il cuore di Zeno venga spezzato. Il tutto accompagnato dalla colonna sonora di Brunori Sas, David Bowie, Jeff Bukley e molta altra buona musica.

La novità del libro comunque non è certo la struttura e neppure il linguaggio che, rispetto al migliore “Mancherai all’infinito”, ha poche illuminazioni. Parla della sofferenza amorosa, che è un tema costante del nostro, anche se nei due precedenti c’era stato un passo avanti nella scrittura e nell’approfondimento psicologico dei protagonisti, meno retorico e più vigile. In “Essere temporale” c’è comunque una novità strutturale. I capitoli sono alternati tra l’azione vera e propria dei personaggi, ovvero la trama del romanzo, e le riflessioni che alternano la storia. Ogni capitolo d’azione è preceduto da alcune considerazioni sui sentimenti e su quanto sia difficile, per lo più, gestire uno stato di innamoramento anche se, ci confida a un certo punto: «l’amore è molto semplice, sono le persone a complicarlo». Parole sante, anche se le persone possono dirsi tali proprio per la tendenza a complicare. Tanto più in due soggetti come Anna e Zeno, equipaggiati di infanzie difficili. Perché appunto: «Una cosa è certa: siamo tutti segnati in qualche modo. Sembra quasi inevitabile. Non esiste la leggerezza, cuori che si sfiorano appena come petali di rosa. Tutto pesa, tutto schiaccia, tutto marchia. Si subisce e poi si trasmette al prossimo».

C’è chi lo trasmette di più, come Anna, e chi riesce a capire che l’unica alternativa alla sofferenza è non aver paura, abbandonarsi ed esprimere il proprio sentire. Insomma meglio fragili che vivere la vita come uno spettatore, questo ci confida Zeno. La storia infine si complica. È prevista una separazione già annunciata, ma ci sarà anche un nuovo incontro dopo otto anni dal loro addio, quando entrambi sono realizzati e adulti, intuendo infine che la realizzazione di sé non è nulla senza l’amore. Finale consolatorio, peccato dal momento che la seconda parte del romanzo era più convincente. Però glielo perdoniamo perché, come confida lo stesso autore nei ringraziamenti finali, durante la stesura del romanzo ha perso il suo cane, Leone, aggiungendo che effettivamente aveva pensato a una chiusa diversa, ma era talmente triste da non avere voglia di aggiungere (anche) sulla pagina altra tristezza. —

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