Le poesie della working class di Tony Harrison

Marco Bini è un poeta modenese, nato nel 1984. Suoi testi sono apparsi nelle antologie “La generazione entrante” (Ladolfi, 2011), “Post ‘900” (Ladolfi, 2015) e in diverse riviste come “Nuovi Argomenti”. Ha pubblicato le raccolte in versi “Conoscenza del vento” (Ladolfi, 2011) e “Il cane di Tokyo” (Perrone, 2015), inoltre ha in attivo anche opere di traduzione. Bini si caratterizza per una sensibilissima operazione sulla lingua, in grado di esprimersi sia in forma chiusa che libera, traghettando la metrica in una rivisitazione che lo mette al riparo da qualsiasi stilema retrò. La sua ultima silloge, “Il cane di Tokyo” – introdotto da Alberto Bertoni – compie un percorso articolato dove pare sviluppare un parallelo tra Terra e uomo, tra ciò che si spezza, si sfalda per poi infiltrarsi “sott’acqua” dove “ricongiunge terre emerse” e una compattezza umana altrettanto complessa. Una metafora che pare abitare anche i cicli vitali umani, sostenuti da identità e paesaggi interrotti per poi fluire in un ricongiungimento che dà un senso alla vita. E alla morte. Il suo consiglio: «“V. e altre poesie” (Einaudi) è l’antologia che fece scoprire in Italia l’inglese Tony Harrison. Figlio della working class con accesso alle lettere classiche, in Harrison mondi apparentemente inconciliabili collidono: la lingua ruvida e senza filtri dell’Inghilterra popolare trova casa in pentapodie e sonetti inappuntabili. Il dialogo “dal basso” e dalla periferia con la tradizione, il senso di colpa per l’istruzione che salva e allontana dalle radici, il rapporto difficile col padre, la denuncia delle ingiustizie del mondo nella forma delle poesie-reportage dalla Bosnia. Un Ken Loach in versi? In parte. Li uniscono l’estrazione, lo sguardo rivolto a sconfitti e umiliati, la ricerca di risposte nella dimensione collettiva. Ma la voce di Harrison è fatta anche di echi letterari, dai suoi amati tragici greci ai romantici, rievocati sempre con liberante, rispettosissima iconoclastia».



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