Le poesie di Natale per la scuola antologia di amarcord in versi

Chi ha qualche inverno alle spalle ha senz'altro fatto l'esperienza di imparare alcune poesie a memoria. Soprattutto nelle scuole elementari era abituale, fino a qualche decennio fa (non so quanto ancora questa prassi sia diffusa), che per Natale i bambini apprendessero una poesia da recitare, in piedi sulla sedia, al cospetto di genitori, nonni e zii estasiati. Ebbene, se volete rivivere, all'insegna di un suggestivo amarcord, momenti e ricordi del bel tempo della vostra infanzia, non potete perdervi un gustoso libretto curato da Walter Fochesato per la bella collana "Nativitas" delle Edizioni Interlinea: “Il campanile scocca la mezzanotte santa. Le poesie di Natale che abbiamo letto a scuola” (pagg. 152, euro 12,00).
Un libro che consente di godere - come scrive Pino Boero nella presentazione - «del piacere di risentire parole antiche, ritmi disusati, di ritrovarvi, cioè, qualche scampolo dell'infanzia».
Il titolo del volume riprende il verso di un celebre testo di Guido Gozzano, “La notte santa”, di quelli, appunto, che si mandavano a memoria per la recita natalizia della quinta elementare: «Consolati, Maria, del tuo pellegrinare! / Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei. / Presso quell’osteria potremo riposare,/ ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. / Il campanile scocca / lentamente le sei».
Gli autori sono molti e di diverse tendenze letterarie. Tra gli altri, Alfonso Gatto, qui molto meno ermetico del solito, con alcuni versi sulla tristezza di un inverno nel capoluogo lombardo: «Vedete là nel cielo, in quel piccolo sole / d’inverno, tra le nebbie, un ricordo del sole? / Come la luna guarda e si lascia guardare / Milano a mezzogiorno è già crepuscolare». Umberto Saba sulla neve: «Dal cielo tutti gli angeli/ videro i campi brulli,/ senza fronde né fiori,/ e lessero nel cuore dei fanciulli / che aman le cose bianche. / Scossero le ali stanche di volare / ed allora discese lieve lieve / la fiorita di neve».
Diego Valeri sulla Natività: «Gesù Cristo è un piccolino / bianco rosso e ricciolino./ La sua mamma lo fasciava,/ san Giovanni lo battezzava, /e tutti i santi ne presero amore. / Lodato sia Nostro Signore». Insomma, un benemerito lavoro, questo di Fochesato, di archeologia della memoria: perfetto per l’atmosfera delle feste. —
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