Lino Toffolo, se ne va il volto allegro di Venezia

Aveva debuttato al “Derby” di Milano prima di approdare al cinema, al teatro e alla grandissima popolarità televisiva
Di Elisa Grando

VENEZIA. Addio a Lino Toffolo, attore, cantautore e cabarettista veneziano. Nato a Murano, 82 anni, è stato protagonista di numerosi film e trasmissioni tv. Dopo l’esordio negli anni '60 al “Derby” di Milano, aveva recitato al cinema ed era diventato popolare in tv con sigle come “Johnny Bassotto”. Lino Toffolo è nato a Murano, ed è morto sempre lì, nella sua isola. Non si è mai separato davvero dalla Laguna, neppure negli anni d'oro del successo, tanto da diventare l'emblema dell'ironia veneziana in tutta Italia e forse in tutto il mondo, come testimonia una storica tournée in Canada datata 1964.

di ELISA GRANDO

«Cialtrone, presuntuoso, ignorante ma molto fortunato. E contro la fortuna non c'è niente da fare», diceva di sé stesso, ripetendo a ogni intervista che il suo successo era nato per caso. E invece di mestiere Toffolo ne aveva eccome. Lasciato presto il suo lavoro come vetraio decoratore, aveva esordito al famoso cabaret Derby di Milano nel 1963, in quella stagione d'oro che ha visto sbocciare talenti come Enzo Jannacci e Bruno Lauzi, con i quali continuerà a collaborare. Da anni Lino componeva canzoni in dialetto: Jannacci “tradurrà” in italiano la sua ballata d'amore “Gastu mai pensà” trasformandola in “Hai mai pensato” e inserendola nell'album “Vengo anch'io. No, tu no”. Toffolo rimarrà sempre anche musicista con cinque album all'attivo.

Dalla metà degli anni '60 lo cerca il cinema. È improbabile pistolero nella parodia "I quattro del Pater Noster" di Ruggero Deodato (1968), ha un piccolo ruolo in "Brancaleone alle crociate" (1970) di Monicelli, ma è in "Il merlo maschio" (1971) che trova davvero il suo spazio: fa da “spalla” a Lando Buzzanca nei panni del violoncellista Cavalmoretti, malizioso collega del protagonista. Lo ritroviamo come il preistorico Put in "Quando le donne avevano la coda" (1970), pescatore di frodo a Caorle in "Un'anguilla da 300 milioni" di Samperi (1971), anarchico Toni in "L'emigrante" (1973) di Festa Campanile, recluta uscita dalla matita di Bonvi in "Sturmtruppen" (1976) sempre di Samperi, Nane nel surreale "Yuppi Du" (1975) di Celentano, poi ancora in "Telefoni bianchi" (1976) di Dino Risi.

In anni in cui al cinema i veneti sono sempre dipinti come i sempliciotti o gli ingenui del gruppo, Toffolo cambia verso con personaggi dalla battuta pronta e la lingua tagliente. L'ultimo cameo è nel film "Il giorno in più" di Massimo Venier con Fabio Volo, e c'è anche un esordio alla regia: "Nuvole di vetro", nel 2006, rimasto però inedito. Nel 1976 Lino conquista i bambini inventando il mitico cane poliziotto della canzone "Johnny Bassotto": col testo cambiato in "Chi ha mangiato la confettura?" diventerà testimonial della Marmellata Santa Rosa. Lunghissima la sua carriera teatrale, che ha trovato casa anche nella nostra regione: nella stagione '66-'67 Toffolo ha recitato con lo Stabile del Fvg come protagonista di "Sior Tonin bela grazia". Nel 2002 torna al Festival dell'Operetta di Trieste ne "Al cavallino bianco". Ma quella faccia inconfondibile, dai lineamenti pronunciati e il sorriso largo, diventa popolare soprattutto grazie alla tv, a partire da "Questo e quello" con Giorgio Gaber, nel 1964 e "Giochiamo agli anni Trenta", dove interpreta il celeberrimo personaggio dell'ubriaco veneziano. Negli ultimi anni Toffolo è apparso nella serie "Dio vede e provvede" (1997 e 1998) e in due fiction con Lino Banfi, "Scusate il disturbo" (2009) e "Tutti i padri di Maria" (2010), girata anche a Trieste. Sul suo profilo Facebook, in uno degli ultimi post, Lino scrive: "C'era la fame da fame. Adesso c'è la fame da dieta!".

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