Lo zoo di vetro di Murano raccolto da Pierre Rosenberg bestiario di souvenir e rarità

Da oggi nell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia la splendida collezione del direttore del Louvre
Giovanna Pastega

il percorso



“Oggettini, ornamenti, più che altro. Quasi tutti animaletti di vetro, le bestioline più piccine che esistano. Mamma lo chiama lo zoo di vetro.” Così Laura, uno dei personaggi della celebre opera teatrale di Tennessee Williams, “Lo zoo di vetro”, descrive la sua collezione di piccoli animali.

Ma quella che ha creato in oltre 30 anni Pierre Rosenberg, storico direttore del Louvre di Parigi, da appassionato collezionista è qualcosa di molto di più. Nella sua “magnifica ossessione” di ricerca del bello lo storico dell’arte più famoso di Francia, appassionato conoscitore della cultura italiana, è riuscito a trasformare una raccolta di oltre duemila souvenir zoomorfi di Murano in un magico diorama di vetro popolato da tutti gli animali esistenti in natura. Una sorta di straordinario bestiario che la Fondazione Giorgio Cini di Venezia ha voluto raccontare in una delle più singolari mostre ospitate alle Stanze del Vetro nell’Isola di S.Giorgio Maggiore intitolata “L’Arca di vetro. La collezione di animali di Pierre Rosenberg”.

«Il primo animale che ho collezionato – spiega Rosenberg - è stato un pesce del maestro muranese Licio Zanetti; era esposto in un ristorante veneziano e me ne sono innamorato. Poi in una galleria ho comprato un bassotto rosso che volevo regalare a mia suocera. Da lì non mi sono più fermato. Ho comprato animali in vetro di Murano alle cifre più disparate, da un euro in qualche mercatino fino ad oltre mille nelle aste internazionali. Li ho cercati ovunque, da Roma sino a Trieste. È stata una grande passione, insieme a quella per i quadri».

La mostra, che resterà aperta al pubblico - disposizioni anti-Covid permettendo - da oggi all’1 agosto, offre anche la possibilità di sperimentare da casa un virtual-tour in 3D, una sorta di safari digitale nel suggestivo zoo di Rosenberg.

Ippopotami, pinguini, leoni, pesci tropicali, formiche, farfalle, cicale, persino mammuth, ma anche cani, gatti, tutti i tipi di uccelli, giraffe, orsi, serpenti, lucertole, polipi ed elefanti. Veri, verosimili, stilizzati o assolutamente inventati, i 750 animali di vetro della collezione Rosenberg presenti a Venezia, grazie ad un allestimento immersivo, curato da Denise Carnini e Francesca Pedrotti, sono stati ambientati tra suoni, piante e richiami iconografici in una sorta di grande “parco naturale” geograficamente diversificato, molto adatto a stupire i visitatori più piccoli.

Come spiegano le curatrici, Giordana Naccari e Cristina Beltrami, «questo genere di produzione vetraria, per molto tempo relegato all’ambito del souvenir o considerato come una sorta di divertissement da fornace, grazie a Rosenberg e alla sua passione autentica, svincolata dalle mode, ha dato vita ad una collezione quanto mai originale e vasta, che racconta uno spaccato della Murano del ‘900». A partire dagli anni ‘20 del secolo veloce i più grandi maestri e artisti muranesi del vetro, come Vittorio Zecchin, Archimede Seguso, Ercole Barovier, Napoleone Martinuzzi (le cui celebri piante grasse in vetro pulegoso tanto amate da D’Annunzio sono conservate anche al Castello di Miramare a Trieste) hanno sperimentato con il loro stile inconfondibile bestiari in vetro soffiato o massiccio che la collezione Rosenberg presenta in mostra insieme ad alcuni tipi di piante. Eredi di un’antica tradizione veneziana risalente al Rinascimento, quasi tutte le più grandi vetrerie di Murano hanno realizzato nel XX secolo produzioni zoomorfe da arredamento o per souvenir, fino a proporle come vere e proprie opere d’arte con l’intervento creativo dei più grandi artisti e designer.

Se la collezione Rosenberg sarà in gran parte donata al Musée du Grand Siecle di Saint Cloud, il nucleo esposto a Venezia non è escluso invece possa andare in dono proprio ai musei di Murano. —

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