L’obiettivo sul corpo oggetto globalizzato che riflette la società

L’ossessione di possedere un corpo bello, privo di imperfezioni, forte, giovane, che suscita il desiderio. La tirannia dell’apparenza sul palcoscenico globale. Ma anche l’opposto: corpi sofferenti, mutilati, emaciati dall’anoressia e stravolti dal troppo cibo, incisi dalle torture, segnati da appendici artificiali e da mutazioni indotte dalla fame, dalla malattia, dalla disabilità. Carne, seduzione, sottomissione, immaginario sessuale.
Alla dissociazione del corpo e alle infinite sue declinazioni e mutazioni Nathalie Herschdorfer, storica della fotografia, ha dedicato una lunga ricerca ora pubblicata su un ponderoso volume zeppo di immagini di altissima qualità, firmate da almeno 175 professionisti dell’obiettivo. Il libro di grande formato, stampato a Lubiana, ha per titolo “Il corpo nella fotografia contemporanea” ed è stato realizzato da Giulio Einaudi editore. Tra gli autori spiccano i nomi di Nabuyoshi Araki, Oliviero Toscani, Andres Serrano, Barbara Kruger.
«La diversità del corpo è più visibile oggi che in qualsiasi altro periodo dei 180 anni della storia della fotografia», scrive l’autrice nella prefazione alle 432 pagine del volume. «Qualsiasi sia il colore delle pelle e l’età, che sia spigoloso o florido, in salute o malato, il corpo è diventato un oggetto globalizzato, un fatto che si riflette negli standard sociali di bellezza in costante cambiamento».
Per dimostrare questa tesi Nathalie Herschdorfer ha compiuto una severa selezione tra migliaia di immagini realizzate negli ultimi 40 anni. Scegliendo di pubblicare alcune ”icone” firmate da Nabuyoshi Araki ha posto il lettore di fronte a quanto il fotografo giapponese sostiene da anni. «La macchina fotografica è un’estensione del corpo, un organo vitale con la quale si entra in contatto col mondo, con cui si stabiliscono relazioni con le persone, esprimendo emozioni come la gioia e il dolore».
Araki ha esplorato con l’obiettivo i labili confini tra il bene e il male, tra il piacere e il dolore, la fragilità e la forza, la vita e la morte. Ha legato, imbavagliato e appeso al soffitto le sue modelle seminude, usando robuste corde. È stato arrestato più volte per oscenità ma ha potuto dimostrare che era un gioco a cui le ragazze – a suo dire - partecipavano consapevolmente. Ha inoltre realizzato uno sconvolgente reportage sugli ultimi giorni di vita di sua moglie malata di cancro.
Su una lunghezza d’onda non dissimile il lavoro di Andres Serrano, assurto alla ribalta per le sue fotografie di cadaveri e per le copertine di due album dei Metallica in cui ha utilizzato tutti i liquidi corporei. Nel 2002 ha proposto al pubblico romano nella chiesa sconsacrata di Santa Marta, una via Crucis contemporanea che gli fece guadagnare la fama di “artista maledetto”: pezzi di carne e schizzi di sangue accanto a una donna nuda che allatta un bambino e a un barbone infagottato.
«Il tuo corpo è un terreno di battaglia» sostiene invece Barbara Kruger che attraverso smisurati manifesti-collage critica gli stereotipi e pregiudizi cui si attinge la comunicazione visiva politica e commerciale. «Compro, quindi davvero sono? Ogni nostro desiderio non è forse un ordine di qualcuno che sta al di sopra di noi?».
Una doppia pagina del libro è riservata alla fotografia con cui Oliviero Toscani voleva denunciare l’anoressia, una malattia che coinvolge in Italia due milioni di persone. Era il settembre 2007. Nella foto affissa anche su spazi pubblicitari stradali, compare nuda Isabelle Caro, una modella di 28 anni che all’epoca pesava 31 chili. “No anoressia” è lo slogan che le si affiancava. Secondo il fotografo «la gente deve vedere e sapere a cosa può portare questa malattia. L’anoressia è un tema tabù nel mondo della moda». L’immagine suscitò grandi emozioni e polemiche. Va aggiunto che Isabelle Caro il 17 novembre 2010 morì in un ospedale di Parigi. Due mesi più tardi sua mamma si suicidò. —
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