Martedì Dianne Reeves porta al Volo del Jazz una “Vita meravigliosa”

La grande vocalist ospite a Pordenone del Circolo Controtempo: «Ho cantato con le star, da Harry Belafonte a James Taylor»
Di Gianfranco Terzoli

PORDENONE. Cinque Grammy, tra cui uno per la colonna sonora del film di George Clooney, “Good Night and Good Luck”, il più recente dei quali ottenuto quest'anno per l’album “Beautiful Life”, 12 tracce dove compaiono personali rivisitazioni di brani di Bob Marley, Fleetwood Mac, Marvin Gaye e Ani Di Franco. Martedì alle 20.45 al teatro Verdi di Pordenone, nell'anteprima dell'XI edizione de “Il Volo del Jazz” organizzata dal Circolo Controtempo, arriva in esclusiva per il nordest una tra le più note vocalist jazz del mondo, Dianne Reeves.

La cantante statunitense con il suo quintetto (Peter Martin al pianoforte, Romero Lubambo alla chitarra, Reginald Veal al contrabbasso e Terreon Gully alla batteria) proporrà dal vivo l'ultimo lavoro, prodotto da Terri Lyne Carrington con la partecipazione di Esperanza Spalding e Richard Bona, Gregory Porter e Lalah Hathaway, Robert Glasper e Gerald Clayton e il cugino e suo collaboratore di lunga data George Duke, recentemente scomparso. L'album mischia elementi R&B, latin e pop, inserendoli nel jazz del XXI secolo. «A Pordenone - anticipa la cantante - proporrò una selezione di classici oltre ai brani del nuovo album».

Che rapporto ha con il pubblico italiano?

«È una relazione bellissima, davvero fantastica».

Come si sente a essere annoverata tra le migliori voci del jazz, al pari di Dee Dee Bridgewater, Diana Krall e Cassandra Wilson?

«Provo una sensazione incredibile: mi sento in grandissima compagnia, amo quelle cantanti».

Ha citato Sara Vaughn come ispiratrice.

«Mi ha aperto il cuore e la mente. È la prima artista che ho ascoltato da giovanissima ed è merito suo se ho deciso di sviluppare le mie capacità. Ho ascoltato tante altre grandi cantanti, ma è lei che mi ha toccato davvero».

Nel nuovo cd ha riletto canzoni nate non proprio come pezzi jazz.

«Le ho approcciate a mio modo, ma non sono in realtà così differenti. Del resto, io amo la musica, tutta la musica e quello che faccio è solo interpretarla».

Qual è la sua definizione di jazz?

«Il jazz è speciale perché rappresenta la mia base musicale; nella musica c'è molta libertà, è davvero per tutti».

Lei ha lavorato con Arif Mardin, produttore di Aretha Franklin, ma anche di Bee Gees e David Bowie.

«Mardin ha frequentato la Berkeley University, era un jazzista prima ancora di essere un produttore. Il jazz ti permette di affrontare molti linguaggi: lo amo perché è libero, ti consente di esplorare anche dentro di te, di trovare chi sei».

Lei ha avuto anche modo di incontrare Barack e Michelle Obama alla Casa Bianca.

«Le ho trovate due persone straordinarie e piene di amore, sia il presidente che la “First Lady”. È stata una splendida esperienza».

E poi ha lavorato anche con Harry Belafonte, Wynton Marsalis, Paul Simon, James Taylor e Bobby Mc Ferrin.

«Sono molto diversi tra loro, con alcuni ho cantato quand'ero molto giovane e mi hanno aperto il mondo e la mente. Ho lavorato con personaggi di tutti i tipi, tutti grandi artisti. Diversi fra loro, ma tutti speciali».

Cosa pensa dei talent show e dei canali musicali come Youtube e Spotify?

«Sono buoni e cattivi allo stesso tempo. Per un giovane artista è bene che la sua musica sia conosciuta, ma è necessario che i musicisti siano pagati per la loro musica».

Biglietti su www.comunalegiuseppeverdi.it e alla biglietteria del teatro (dalle 14.30 alle 19).

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