Monaco, Vienna, Trieste, Roma: il Novecento del Revoltella

Il fascino e l'influenza di città come Monaco di Baviera e Vienna nelle opere degli artisti triestini e italiani: è un continuo dialogo tra il «dentro» e il «fuori» quello che si potrà al Museo...
Il fascino e l'influenza di città come Monaco di Baviera e Vienna nelle opere degli artisti triestini e italiani: è un continuo dialogo tra il «dentro» e il «fuori» quello che si potrà al Museo Revoltella di Trieste dal 25 gennaio al 2 settembre. Il «dentro» è rappresentato dalle proposte di artisti triestini e giuliani, il «fuori» dalla collezione di artisti italiani, e non solo, patrimonio del Museo. Richiama proprio l'influenza di Monaco e di Vienna su Trieste, negli anni in cui il capoluogo giuliano apparteneva all'Impero d'Austria-Ungheria, e l'interscambio parallelo e successivo tra gli artisti della città e del territorio e l'Italia, il titolo dell'esposizione «Monaco, Vienna, Trieste, Roma», che sarà inaugurata il 24 gennaio alle 18.


Il percorso, ideato da Susanna Gregorat, conservatore del Revoltella, si sviluppa su sette sezioni e documenta flussi e influenze del Novecento. Ricorrono i nomi di Eugenio Scomparini, Glauco Cambon, Arturo Rietti, Adolfo Levier, Argio Orell, Vito Timmel, Guido Marussig, Antonio Camaur, Alfonso Canciani, Piero Lucano, Guido Grimani, Gino Parin, e ancora Carlo Sbisà, Arturo Nathan, Leonor Fini, Giorgio Carmelich, Vittorio Bolaffio, Edgardo Sambo, Marcello Mascherini. Tutti dipinti, sculture e grafica fortemente condizionati dal clima secessionista d'Oltralpe monacense e viennese. Una sezione monografica è riservata a Federico Pollack.


Il percorso introduce il visitatore nella duplice sezione dedicata all'arte italiana degli anni Venti e Trenta con i dipinti di Felice Casorati, Carlo Carrà, Mario Sironi, Guido Cadorin e Felice Carena, in ambito nazionale. E, a livello territoriale, le opere di Piero Marussig, Carlo Sbisà, Edgardo Sambo, Oscar Hermann Lamb, Edmondo Passauro, Mario Lannes, Eligio Finazzer Flori, Alfonso Canciani. A seguire lo stretto rapporto umano e artistico instauratosi tra i triestini Arturo Nathan, Carlo Sbisà e Leonor Fini con l'avanguardista Giorgio Carmelich. Chiude il percorso l'inedita sezione riservata alla Secessione romana.


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