Mussolini attore a Hollywood prima mondiale di “Eternal city”

PORDENONE. Un film di propaganda fascista girato, nel 1923, da star di Hollywood? Non si tratta di fanta-cinema, ma esiste veramente. È "The Eternal City" di George Fitzmaurice, prodotto dal mitico...

PORDENONE. Un film di propaganda fascista girato, nel 1923, da star di Hollywood? Non si tratta di fanta-cinema, ma esiste veramente. È "The Eternal City" di George Fitzmaurice, prodotto dal mitico Samuel Goldwyn e interpretato a Roma dal divo dell'epoca Lionel Barrymore, il film che suggella la prima comparsa ufficiale a livello internazionale di Benito Mussolini come Primo Ministro a pochi mesi dalla Marcia su Roma, oltre che l'inizio del suo amore per il cinema come prediletto veicolo di propaganda. Della pellicola è sopravvissuto solo un frammento, che oggi (alle 12.30 al Verdi) le Giornate del Cinema Muto di Pordenone propongono nella versione digitalizzata in anteprima mondiale e per la prima volta in Italia (il film, da noi, non è mai stato distribuito).

La pellicola, tratta dall'omonimo romanzo di Hall Caine stravolto in versione fascista, racconta di un ragazzo che si vota al culto di Mussolini e combatte la possibile ascesa di un dittatore comunista che, oltretutto, vuole rubargli la donna amata. Il frammento, lungo circa mezz'ora, contiene le scene d'azione più spettacolari con migliaia di comparse, girate tra il Colosseo, con la battaglia delle camicie nere, e le terme romane. Mussolini compare in prima persona, alla scrivania, in una scena girata appositamente: «Era talmente soddisfatto di come era fascistizzato il film che ha accettato di fare una comparsata», spiega la storica e critica del cinema Giuliana Muscio, che ha scovato i due rulli rimanenti del film al Museum of Modern Art di New York. «Quando il produttore Samuel Goldwyn pensò all'adattamento del romanzo, però, non voleva farne un film di propaganda. È stato Mussolini a condizionare la produzione dicendo che, se volevano girare a Roma, dovevano farne un film favorevole al fascismo. La sceneggiatrice è stata costretta a riscriverlo».

Ma com'è possibile che Hollywood si sia piegata alle richieste del Duce? «Bisogna ricordare che fino a metà degli anni '30 il fascismo all'estero era considerato una cosa positiva per l'Italia, capace di portare ordine e modernità. Mussolini era popolare non solo per la presenza degli italiani in America ma anche per il suo ruolo internazionale. La percezione del Duce diventa negativa anche in politica estera a partire dalla guerra di Etiopia e dalle sanzioni. Inoltre, in America, era visto come la risposta alla rivoluzione bolscevica: c'era più di un produttore e uomo politico favorevole al fascismo. L'effetto anticomunista del film, insomma, era calcolato».

Nel programma di oggi il ritorno al festival del "benshi" Ichiro Kataoka, il narratore tradizionale giapponese che alle 20.30 celebrerà il centenario della nascita di Charlot accompagnando, fra gli altri titoli, "Kid Auto Races at Venice", la prima apparizione assoluta del celebre Vagabondo. In sala ci sarà il nipote di Charlie Chaplin, Charles Sistovaris, figlio di Josephine Chaplin.

Elisa Grando

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